Drappellone del Palio, Sergeant: "La Vergine? È il mio autoritratto"

L’artista svela di aver fatto tre versioni terminando due settimane fa. "Il cavallo? E’ lo stallone di mio marito Adam, a lui dedico il Palio"

Emma Sergeant e la presentazione del Drappellone

Emma Sergeant e la presentazione del Drappellone

Siena, 27 giugno 2022 - "Un momento molto strano per me dopo due anni. Voglio anche ringraziare il mio amico che mi portava qui a vedere il Palio anni fa per ispirarmi. Così è iniziata la storia. Un grazie anche ad Andrea Milani che ha presentato il mio lavoro al popolo con una mostra nel museo della Tartuca. E grazie a tutti voi perché durante la pandemia avevo una luce, qualcosa a cui ispirarmi, con la speranza di tornare qui per presentare il Drappellone". Ringrazia così, Emma Sergeant, in modo sentito e delicato, perfetto stile british, i tantissimi che sono voluti essere nell’Entrone per applaudire il rettangolo di seta (le curiosità e o dettagli su www.lanazione.it/siena ) che ha lasciato i civettini (per i colori) senza parole.

Il volto della Vergine è il suo?

"Sì è un autoritratto. Ho fatto diverse prove, tentavo con una Vergine un po’ ebrea, poi come una dea pagana, infine rinascimentale. Ma non c’era anima, alla fine l’ho fatta io la Madonna scegliendo un volto reale".

In alto due fantini che corrono in Piazza, come se si contendessero la vittoria finale.

"Nell’abbozzo che ho fatto c’è uno vestito di bianco e rosso e l’altro di giallo-arancione, quindi vediamo".

A chi dedica il Drappellone?

"A chi mi ha portato qui per farmi vedere il Palio, per ispirarmi, avendo visto come il mio lavoro sia molto rinascimentale. Anche a mio marito Adam la dedica".

C’è un piccolo segreto che possiamo svelare? L’ordine delle Contrade?

"Ho ricevuto tutte le diverse Contrade, prima le quattro e poi le altre sei. Sono in ordine, non ci sono dei preferiti. Nessun segreto" .

La tensione, dopo l’applauso, è passata.

"Ero sicura di aver fatto del mio meglio però non si sa mai la reazione. Non ho guardato il Palio quando è arrivato ma gli spettatori per vedere la loro reazione. E’ la prima volta che dipingo un’opera così pubblica".

Il Drappellone è nato nel 2020.

"Iniziai con quello dei cittini, realizzato nello studio in Polonia. Poi mi sono concentrata sul Drappellone: ho fatto una prova, un’altra ancora. L’idea di dipingere tutti e 17 gli stemmi mi sembrava così bella. Ho chiamato l’Ufficio Palio, però, e mi hanno detto di cancellare chi non correva! (ride, ndr) Non ero poi super contenta del volto della Vergine e ho ridipinto tutto: ho cominciato a marzo e ho finito due settimane fa! Quindi ci sono adesso tre versioni: meno male avevo tempo".

Il cavallo che domina il Palio?

"E’ di mio marito, ora stallone prima correva. Abbiamo tanti puledri suoi. Prima ho provato a fare il ritratto di uno di razza polacca ma era grigio, non sembrava la faccia giusta. Qui si corre con gli anglo-arabi, quindi ci voleva maggiore sangue puro come quello che ha il nostro stallone".

Nel Drappellone di Emma Sergeant il cromatismo è estremamente ridotto. "A dominare è il nero – evidenzia il Comune – con le sue sfumature e con l’arancio che satura, con un effetto tipo spugnatura, gli spazi lasciati vuoti dalle figure. Un colore caldo usato come fonte di luce per far emergere il racconto icastico della corsa e della storia". La scelta del bianco e nero, colori di Siena, è un po’ come guardare "un’antica lastra fotografica. Il cromatismo si sprigiona dal ricordo e dalla memoria. Il nero è associato al potere, al controllo, al mistero".