Drago, prima Carriera: subito un successo

I quattro mangini di Gotti raccontano i momenti salienti del Palio, a chi lo dedicano e di Tittia dicono: "Una macchina da guerra"

di Laura Valdesi

Un imprenditore di 41 anni, Devid Rosi. Un assicuratore di 33, Filippo Rossi. Dipendente della Galenica Senese, 39 anni, Giovanni Giorgi mentre Francesco Mugnaini lavora all’Università. Ha 47 anni ed è il più grande, quanto ad età, del gruppo. I magnifici quattro (mangini) che hanno affiancato il capitano Jacopo Gotti nell’epica conquista del Palio della ripartenza.

"Prima Carriera e subito un successo", sottolinea Rosi. Ma non è sorpreso: "Jacopo aveva le idee chiare dal primo giorno. Usciamo a sorte, e si vince il Palio. Così è stato anche se abbiamo vissuto i quattro giorni in maniera tranquilla dando il giusto peso alle cose perché si tratta pur sempre di un gioco". Definisce Tittia "un professionista incredibile che sa ciò che vuole e se lo va a prendere". Era a vedere il Palio in palco, insieme all’altro mangino Filippo Rossi. Non eravamo certi del successo, siamo rimasti fermi prima di vedere la bandiera alla finestra e salire al piano superiore". Fra le immagini indelebili di questo Palio "il Te Deum da brividi in Provenzano, il Drappellone, l’arrivo del fantino". Rossi, l’altro mangino in palco, è figlio d’arte. La sua famiglia nel Drago ha inanellato tanti successi. Lui era già mangino, ma di Fabio Miraldi, quando vinse Brio su Rocco Nice e suo padre, Claudio Rossi, priore. "Più che differenze parlerei di punti in comune fra le due vittorie. Per esempio Mannucci era di rincorsa anche nel 2018, però nella Chiocciola. La Torre mi ha fatto molta paura, finché non ho visto la bandiera sono rimasto sotto, poi ho raggiunto gli altri", racconta Rossi. Che non ha fatto fioretti "ma si può sempre rimediare". Dedica il successo "ai pilastri della Contrada che sono venuti a mancare e che, con il loro insegnamento, hanno permesso tutto questo". Rosi invece al Drago ma anche ai compagni di avventura, Giovanni Giorgi, ricorda Antonio Trifone. "Ci ha cresciuto tutti – dice –, ci ha insegnato la Contrada e ha unito il gruppo dei trifoncini. Dedico la vittoria anche al figlio Lorenzo e alla famiglia". In sottofondo, parlando con Giorgi, si agitano i due gemellini di un anno e mezzo già fortunatissimi. Ricorda che la mattina del Palio alla compagna dell’Istrice, Irene Zerini, a cui ha chiesto un grosso sacrificio essendo molto assente negli ultimi due mesi, ha confidato che avrebbero vinto". "E’ il mio primo successo da mangino mentre nel ’93, appena maggiorenne, ero addetto al fantino quando trionfò Mistero", racconta Francesco Mugnaini. "Le immagini che resteranno per sempre? Io in palco alla mossa, che poi salgo e trovo Jacopo vittorioso. Resterà indelebile". Di Tittia dice "che è una macchina da guerra, serio, sempre sul pezzo, non si distrae un attimo cercando di ridurre il margine di rischio". La dedica è a chi gli sta vicino e ai Tatamama boys, i ragazzi che ha allenato a suonare il tamburo.