Dopo il Brunello tocca al Palio avere il museo

Pino

Di Blasio

Ora lo farà anche con il suo ’Tempio’, il museo inaugurato con i suoi percorsi plurisensoriali, le degustazioni con sommelier reali e virtuali, i capolavori ammirati e toccati con i visori 3d, le applicazioni che ti portano dentro le vigne, tra i filari, nelle cantine, nel segreti delle etichette più prestigiose del rosso più degustato nel pianeta. Sarà il tempo a decretare il successo, o il flop, del Tempio del Brunello e degli Ori di Montalcino. Le premesse che Sant’Agostino si trasformi in una meta obbligata non solo di enonauti, ma anche di chi vuole passare giornate in Valdorcia, nelle terre di Siena e in qualunque borgo dove gustare le eccellenze locali, dall’arte alla natura, dal cibo al vino, ci sono tutte. E molto dipenderà dalla promozione che gli attori del progetto avvieranno sul nuovo museo.

Siena era avanti rispetto a Montalcino. Due anni fa, prima che il Covid rivoluzionasse le nostre vite e turbasse i nostri sogni, su queste colonne si rivelarono i dettagli del progetto ’museo del Palio’. Che aveva molte assonanze con quello del Brunello: l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali, i viaggi plurisensoriali tra le emozioni generate dalla Festa, i filmati sulle Carriere, le storie di fantini e cavalli, i ritratti di contradaioli e artisti che arricchiscono la galleria del Palio. Dopo quelle anticipazioni non è accaduto più nulla: c’era anche uno sponsor potenziale, almeno a dare retta a certe voci. Era balenato il nome di Mark Getty e di altri appassionati di Palio con patrimoni cospicui, pronti a scommettere su un progetto multimediale, hi-tech e capace di attirare migliaia di turisti nelle viscere di Palazzo Pubblico, pur di rivivere, anche se virtualmente, le grandi emozioni del Palio. Ora che la vita comincia a riprendere, sarebbe meglio riaprire quel dossier.