"Dopo gli incidenti stradali 10 minuti al pronto soccorso"

Sfilata di testimoni nel processo con un infermiere delle Scotte imputato. Depongono investigatori privati e Maria De Marco, dirigente del policlinico.

"Dopo gli incidenti stradali 10 minuti al pronto soccorso"

"Dopo gli incidenti stradali 10 minuti al pronto soccorso"

di Laura Valdesi

SIENA

"La cosa strana erano alcune caratteristiche che, interrogando il sistema informatico, risultarono comuni ad alcuni casi. L’accesso al pronto soccorso, il motivo era un incidente stradale, il fatto che il paziente fosse catalogato come codice verde e, soprattutto, la permanenza di dieci minuti. Troppo breve", spiega Maria De Marco, all’epoca delle presunte truffe architettate ai danni di numerose assicurazioni direttore delle unità operative complesse di Igiene ed Epidemiologia e organizzazione dei servizi ospedalieri e responsabile dell’Area Igiene, Prevenzione e protezione della direzione Sanitaria delle Scotte. Troppe breve la permanenza al pronto soccorso del policlinico per un codice verde che, mancando l’urgenza, di solito ha proprio per questo tempi di trattamento più dilatati. De Marco, testimoniando ieri nel processo che vede fra gli 11 imputati anche un infermiere delle Scotte difeso dall’avvocato Carlo Pini, ha spiegato che era stato chiesto all’Azienda il riscontro sulla conformità di alcuni referti. "Si trattava soprattutto di esami radiologici e di accertamenti di carattere ortopedico", ha osservato tra l’altro riferendo al giudice Simone Spina di aver fatto una relazione che venne mandata in procura. Un documento, che le viene mostrato in aula, il quale declinava le anomalie registrate. Tanto che successivamente i carabinieri del Nas di Firenze svolsero ulteriori approfondimenti. Erano state infatti anche le agenzie investigative a muoversi, come confermato da un altro testimone, per conto di alcune assicurazioni. Avevano acceso i riflettori sulla verifica di documenti medici "ricevendo la risposta – chiarisce una ulteriore testimone che lavorava per una società di investigazioni private – nella quale si diceva che gli atti erano stati trasmessi alla procura per questioni di rilevanza penale".

Gli incidenti erano infatti, secondo la procura, il ’core business’ della vicenda giudiziaria. Avvenuti sia in Valdelsa che a Siena, ma anche in provincia. Ben 41 gli episodi ricostruiti fra il 2014 e il 2018. Il copione consentiva di ottenere risarcimenti in denaro non dovuti da parte delle assicurazioni che li liquidavano basandosi su documenti poi risultati falsi. Emersi anche referti su presunte visite ortopediche ed esami ad un arto poi risultati inesistenti perché non figuravano nell’archivio elettronico delle Scotte ma anche i dottori di cui recavano la firma erano all’oscuro di tutto. L’11 giugno udienza fiume, per l’intera giornata, per terminare di sentire i testimoni. Il 18 parola agli imputati e requisitoria del pubblico ministero Nicola Marini. Il 25 giugno forse la sentenza.