Violenza, 'le donne arrivano in caserma con una scusa, poi svelano i soprusi'

Il maggiore dei carabinieri Pinto racconta che a telefonare sono i bambini chiusi in una stanza per dire che i genitori litigano. Aumentano le persone denunciate

Il maggiore Pinto con il Soroptimist davanti alla caserma illuminata d'arancio

Il maggiore Pinto con il Soroptimist davanti alla caserma illuminata d'arancio

Siena, 26 novembre 2020 - «Sono in aumento le persone denunciate per reati legati alla violenza di genere», dice il maggiore Alberto Pinto, comandante della compagnia dei carabinieri di Siena. «Gli eventi più gravi si sono verificati fuori dal capoluogo», aggiunge. Anche se, fisicamente, il numero più elevato di segnalazioni si ha a Siena non perché sia il posto dove si verificano gli episodi ma in quanto presidio fisso. Punto di riferimento anche per chi non vive in città. Come l’Arma che, grazie alla sinergia a livello nazionale con il Soroptimist International, dal 2016 ha al comando di viale Bracci ‘Una stanza tutta per sè’. Un ambiente allestito in modo che la donna possa sentirsi a proprio agio nel raccontare di volta in volta le emozioni negative vissute, accolta in un luogo gestito da personale specializzato dei carabinieri. «Soprattutto – aggiunge il maggiore Pinto – è dotata di un sistema audio-video per la verbalizzazione computerizzata che serve ad evitare alla vittima ulteriori stress legati all’evolversi della vicenda processuale».

Ad di là delle cifre sulle violenze a 360 gradi, per capire cosa accade nel Senese da questo punto di vista è interessante la conferma «si una maggiore tendenza a denunciare. E l’Arma persegue circa l’80% dei reati consumati nella provincia anche grazie alla diffusione capillare delle Stazioni», prosegue Pinto. «Se gli atti persecutori sono quasi sempre di uomini nei confronti delle donne, accadono anche nei confronti di un intero condominio. Altro aspetto di rilievo è il modo in cui veniamo in contatto con le violenze. Una richiesta di intervento al 112, oppure si presentano donne direttamente in caserma , magari con una motivazione diversa dai maltrattamenti. Cercano un contatto diretto con l’Arma e, messe a loro agio, svelano poi il vero motivo della loro presenza. Di più – aggiunge il comandante della Compagnia di Siena –, durante il lockdown sono arrivate telefonate al 112 di persone che chiedevano le informazioni canoniche sulle regole da osservare. Gli operatori, molto attenti, sentendo una voce rotta dal pianto, hanno inviato il personale che è riuscito a mettere in luce una situazione di violenza che non c’era stata ancora la forza di denunciare». Poi ci sono i bambini. «Capita che chiamino chiudendosi in una stanza, mentre mamma e papà litigano. Magari il genitore spiega che l’hanno fatto perché giocavano, in realtà dietro c’è una situazione da gestire».  La.Valde.