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’Dioggene’ con Fresi. Nei panni di Nemesio Rea e pensare al bene comune

Teatro Politeama di Poggibonsi, monologo il 10 dicembre alle 21

Teatro Politeama di Poggibonsi, monologo il 10 dicembre alle 21

Teatro Politeama di Poggibonsi, monologo il 10 dicembre alle 21

Il pubblico troverà uno Stefano Fresi diviso in tre figure, con tre linguaggi diversi, con citazioni anche fiorentine, nei panni alla fine di un unico personaggio che corrisponde al nome di Nemesio Rea. Un famoso attore che vive felice in un bidone dell’immondizia. Ha lasciato tutto scegliendo, come il filosofo greco Diogene, di rifiutare ogni ambizione e possesso per essere libero di parlare del vero senso della vita e pensare al bene comune. In scena "Dioggene", di Giacomo Battiato che cura anche la regia, con Stefano Fresi, martedì 10 dicembre alle 21 al Teatro Politeama. Lo spettacolo nel senese sarà a Montepulciano il 15 dicembre alle 21,15 agli Ex Macelli.

Cosa succede, Stefano, sul palcoscenico?

"Nemesio Rea nel primo atto interpreta un proprio testo in volgare duecentesco. È la storia di un contadino toscano che ha partecipato alla battaglia di Montaperti. Nel secondo atto lui è nel suo camerino ma a mezz’ora dallo spettacolo viene lasciato dalla moglie".

Poi come va, la cosa si fa interessante?

"Certo, lui con il pubblico a quel punto ripercorre le fasi con cui la moglie lo ha lasciato e mentre racconta quello che di lui dice la moglie si accorge che lei ha ragione. Nel terzo atto va a vivere nel bidone dell’immondizia, come il filosofo greco Diogene che viveva in una botte".

Quali sono i temi trattati?

"Sono sempre gli stessi: l’umana stupidità, la necessità di recuperare bellezza e amore, la violenza dell’uomo, del maschio che poi vuole dire anche guerra, violenza di genere".

Un monologo, non ti senti un po’ solo sul palco?

"Assolutamente no, è bello variare, e poi apprezzi la compagnia quando sai stare bene in solitudine (ride)".

Si può accostare Stefano Fresi a Diogene?

"Mi auguro di raggiungere la saggezza di Diogene e di non perdermi nelle strade di Nemesio Rea, di non cedere al fascino del narcisismo dell’attore e di seguire questo senso del bene comune".

Fabrizio Calabrese