Caso David Rossi, "Non fu coinvolto nell’affare Antonveneta"

L’ha ribadito l’ex direttore finanziario Mps Pirondini alla commissione parlamentare d’inchiesta. Oggi tocca al pm Marini

Daniele Pirondini

Daniele Pirondini

Siena, 24 marzo 2022 - "Il mio era un rapporto di lavoro e assolutamente non frequente". Descrive così, Daniele Pirondini, ex direttore finanziario Mps, alla commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi avvenuta il 6 aprile 2013 la conoscenza con il manager. "Immagino di aver saputo del suo decesso da una comunicazione pubblica , nessuno mi chiamò. Mi ha colpito, al di là dell’aspetto umano", prosegue Pirondini, audito per fare "un focus sul contesto che ha generato la crisi Mps", introduce il presidente Pierantonio Zanettin.

La morte di Rossi, si evince dalla descrizione delle tappe del manager alla Rocca, è avvenuta 5 anni dopo che Pirondini lasciò Siena, "subito dopo l’acquisizione di Antonveneta, nel 2008, per fare il vice direttore generale di quest’ultima fino al dicembre 2010".

Rossi lo conosceva da quando arrivò nel 2006 con la presidenza Mussari. "Era responsabile della comunicazione con i media. Ci incontravamo sicuramente quattro volte all’anno quando si predisponevano i comunicati per i risultati trimestrali, semestrali e annualii", spiega. Più avanti, rispondendo alle domande dei commissari, Pirondini nega decisamente che Rossi fosse legato alle trattative per l’acquisizione di Antonveneta. "Per quanto ne so, assolutamente no", ribadisce dicendosi stupito di un "gesto del genere sulla base del contesto di quel momento".

"Lui non c’entrava nulla – prosegue –, era responsabile della comunicazione, devono esserci altri motivi, non per la situazione creata dal tam tam su Mps". E aggiunge: "Per il ruolo che rivestiva non era coinvolto direttamente". E anche quando Luca Migliorino (5Stelle) lo incalza per sapere se dietro la morte del manager poteva esserci il timore di perdere il lavoro, l’ex direttore finanziario osserva: "Era bravo e conosciuto. Teoricamente avrebbe potuto trovare un altro posto. Non può essere un motivo e una giustificazione del gesto".

Pirondini fa un affresco del suo arrivo alla Rocca – "mi chiamò l’allora dg Emilio Tonini" –, spiega di aver saputo dell’operazione Antonveneta "un paio, tre giorni prima. Fui chiamato dal presidente insieme al dg, chiese in modo secco ’Abbiamo 9 miliardi di euro?’ Balzai dalla sedia". Quando Migliorino chiede il perché della fretta nell’acquisto, riporta ciò che gli venne detto in pubblico: "Mussari ripetè diverse volte che gli era stata offerta questa opportunità e che Mps era in competizione con Bnp Paribas. Pare che avessero offerto 8,5 miliardi, il rilancio attorno ai 9 avrebbe consentito l’acquisizione. Una scelta strategica corretta perché essendo Antonveneta molto presente nel nord est consentiva di riequilibrare la posizione territoriale di Mps".

Non sapevate del debito di altri 7 miliardi che poteva nascondere l’operazione? Era normale che non ci fossero stati approfondimenti per capire se c’erano pendenze verso terzi?, sollecita Migliorino. "Non so se l’avvocato Mussari si era fatto assistere da dei consulenti. Dal bilancio – ribatte – si vede un ammontare importante di debito interbancario, bisognava spacchettarlo.  È la due diligence che mi dice guarda che questi 7 miliardi sono relativi ad un rapporto con Abn Amro e la scadenza è giugno 2008. Questa è un’informazione che non avevamo e non potevamo nemmeno avere a novembre". Oggi l’audizione bis del pm Nicola Marini.