David Rossi, il pm Marini: "Sul suo pc 35 file con la parola suicidio"

Nicola Marini, procuratore della Repubblica facente funzioni presso il Tribunale di Siena, ha parlato davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi

L’attuale procuratore facente funzioni Nicola Marini (a sinistra) con Aldo Natalini

L’attuale procuratore facente funzioni Nicola Marini (a sinistra) con Aldo Natalini

Siena, 23 febbraio 2022 -  Caso David Rossi: è iniziata questa mattina alle 11.15 l'audizione di Nicola Marini, procuratore della Repubblica facente funzioni presso il Tribunale di Siena, davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di David Rossi, ex capo comunicazione di Mps deceduto il 6 marzo 2013 dopo essere precipitato dalla finestra del suo ufficio in banca.

I bigliettini 

Il magistrato, all'epoca dei fatti, fu tra i pm che indagarono sulla morte del manager senese.  Ascoltato in commissione d'inchiesta sulla morte dell'ex manager senese ha detto: "Fui richiamato dal luogotenente Cardiello che mi fece notare che all'interno del cestino dell'ufficio di Rossi c'erano dei bigliettini accartocciati, poi scoprimmo che uno era strappato. Gli dissi di prenderli. Cardiello li mise, su suo ordine, sul tavolo: Rappresentano le ultime volontà, - ha ricordato Marini sul contenuto - abbiamo una situazione lineare nella stanza, non rimaneva che andare a vedere il cadavere per chiudere il cerchio". 

"I bigliettini furono poi messi non mi ricordo da chi, a tutela, in un libro, per rimanere chiusi e garantire che non fossero dispersi, e quel libro rimase nella stanza". "Sempre mentre eravamo nell'ufficio di Rossi per il sopralluogo suonò il suo telefono piuttosto a lungo. Tutti notammo che era la Santanchè, il mio collega disse il suo nome a voce alta. Nessuno rispose e il telefono smise di squillare".

 

I fazzoletti sporchi di sangue

Sempre il pm Nicola Marini a proposito del ritrovamento dei fazzoletti sporchi di sangue nel cestino dell'ufficio di David Rossi: "Nel bagno abbiamo trovato una cartina di cerotto, abbiamo trovato cerotti nel cestino e sui polsi abbiamo trovato segni di cerotto riferibile al kit fornito in azienda. Mi pare che la logica conclusione non può che portarci ad una sola conclusione, che quel sangue poteva essere una tamponatura del sanguinamento di vecchie o nuove cicatrici che Rossi si era auto inferto. Il medico legale che era a conoscenza dell'esistenza dei fazzolettini non li ha ritenuti utili ma così non ha fatto nemmeno il consulente di parte"  ha spiegato.

 

Sul computer 35 file con la parola suicidio

Per il magistrato "tutti i dati raccolti facevano inclinare verso un'ipotesi suicidaria" e ancora "rimaneva da valutare l'aspetto relativo all'istigazione al suicidio". Infatti, ha continuato lo stesso Marini: "Nel 2019 il computer fisso di Rossi viene esaminato da specialisti della polizia postale e antiterrorismo di Genova. L'attenzione degli investigatori cala su un altro aspetto: analizzando le Url vengono trovati 35 file nel computer di Rossi relativi alla parola 'suicidi". 

David Rossi era "sconvolto" - sono ancora parole di Marini -  viveva un senso di "disperazione più assoluta". Non aveva nessun segreto da dire" ai magistrati e tra l'altro "era stato interrogato alcuni giorni prima", ma la "sua preoccupazione era dire: non confondetemi" con gli indagati.  

"Un'altra disperazione traspare in maniera acuta, quella legata all'aspetto economico ossia perdere il lavoro", ha continuato il pm Marini sottolineando che per Rossi perdere il lavoro voleva dire "perdere il prestigio" e, inoltre, "sarebbero andati tutti sul lastrico".

Sempre lo stesso Marini sulla volontà di non acquisire il traffico di celle telefoniche ha motivato la sua decisione spiegando che la scelta  "nasce dalla presenza nebulosa di questa persona che" nel video della telecamera "appare in fondo al vicolo, guarda e continua a camminare per la via. Noi abbiamo visto il video, abbiamo visto una persona e l'abbiamo ritenuta irrilevante. Dalle acquisizioni dei filmati delle telecamere, questa persona fu vista affacciarsi nel vicolo di Monte Pio e poi allontanarsi.

"Sembra che quando siamo arrivati lì avremmo dovuto acquisire subito il traffico delle celle telefoniche, ma non era così" ha aggiunto Marini.

Ha poi continuato:"Non è stata una svista ma una scelta perché i dati fin lì acquisiti indirizzavano verso il suicidio. L'acquisizione di cella dal punto di vista investigativo è utile se abbiamo un riferimento, un viso da associare altrimenti non è altro che un insieme di dati telefonici che serve per confermare la presenza o meno di una persona in un posto".  

"L'acquisizione del traffico di celle è un dato che serve per confermare o meno la presenza di una persona in un posto, viceversa non è possibile", ha continuato il pm Marini che, per dare un'idea del traffico nella zona, ha ricordato che nel corso delle indagini sull'omicidio di una prostituta, avvenuto giorni prima nella zona, era emerso che quelle celle in zona avevano captato "40-45mila contatti telefonici". 

Riguardo alla figura che si vede nel video, il pm ha concluso che era stata vista ma la "scelta consapevole a conclusione di tutta l'investigazione" era non acquisire il traffico di cella.

Sulla presenza del colonnello Aglieco (ex comandante provinciale dei carabinieri di Siena), Marini ha dichiarato: "Non c'era nella stanza. L'ho incontrato, gli ho detto che la competenza era della polizia. Può darsi fosse stato sull'uscio ma io non l'ho visto".