Laura Valdesi
Cronaca

«Tentò di uccidere i pakistani». Giovane in aula a fine maggio

Il legale dell’egiziano ha chiesto che venga giudicato con rito abbreviato. Sarebbe stato lui a ferirne tre con un cacciavite e il quarto con un coltello.

"Tentò di uccidere i pakistani". Giovane in aula a fine maggio

"Tentò di uccidere i pakistani". Giovane in aula a fine maggio

Siena, 26 aprile 2024 – Tentato omicidio di quattro pakistani, in due episodi diversi. Tre furono feriti alla mensa di San Girolamo e poi uno in piazza Gramsci. La procura aveva chiesto il giudizio immediato (saltando l’udienza preliminare) per l’aggressore e l’udienza si sarebbe dovuta svolgere qualche giorno fa. Ma il giovane egiziano, difeso dall’avvocato Azzurra Tatti, ha scelto di essere giudicato con rito abbreviato. Sarà in aula a fine maggio. Il 20enne che si era rifugiato in Lombardia – qui lo trovarono le forze dell’ordine – in tre giorni aveva seminato il panico nel centro storico per cui carabinieri e polizia avevano lavorato entrambi sul caso risolvendolo nel giro di breve, coordinati dal procuratore Andrea Boni e dal sostituto Nicola Marini.

Accuse gravi quelle che gli inquirenti rivolgono all’egiziano: tentato omicidio, porto di armi atte ad offendere, unitamente al reato di lesioni personali aggravate. Sarebbe stato lui, il 3 novembre scorso, ad avventarsi con un cacciavite contro tre pakistani che si trovavano alla mensa delle suore di San Girolamo. Due erano stati feriti ad un braccio, l’altro alle spalle. Per fortuna non in modo grave anche se avevano perso molto sangue. Quando i carabinieri erano arrivati non avevano trovato nessuno lì, se non i pakistani soccorsi dal 118. All’egiziano si era arrivati dopo il secondo grave episodio che aveva visto ancora una volta i pakistani nel mirino, il 5 novembre scorso alle 19 in piazza Gramsci. In questo caso l’egiziano, secondo gli investigatori, avrebbe usato un coltello tipo karambit che ha la lama a mezzaluna per colpirlo al collo. Importanti le telecamere di videsorveglianza ma anche le testimonianze di chi aveva soccorso il pakistano per rintracciare l’egiziano, 20 anni, nell’hinterland milanese dove si era rifugiato. Era stato fermato ed il provvedimento poi convalidato dal giudice. Adesso la richiesta, come detto, di essere giudicato con rito abbreviato.

Ancora in corso invece l’inchiesta della Dia di Firenze e del pm Siro De Flammineis su una presunta associazione criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di pakistani, accompagnata da una serie di reati ’satelliti’. A quattro dei sette stranieri indagati che vivono a Siena, anch’essi pakistani, viene contestata l’associazione a delinquere architettata per far arrivare in Italia connazionali attraverso la rotta balcanica.