Dai comizi in piazza a TikTok La politica nell’era social

Il professor Boldrini giudica i candidati nei collegi senesi su Facebook e Twitter "Vince chi aveva già account aperti e profili nazionali rispetto ai neofiti sul web"

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L’era dei comizi in campagna elettorale si sposta dalla piazza fisica, reale, a quella social, virtuale. Partiti, leader, candidati si sfidano a colpi di tweet, stories, post, dando vita a una rivoluzione nel linguaggio e nel metodo politico. Se la politica nazionale è sempre più social-dipendente, come si muovono a riguardo i candidati nei collegi senesi e toscani? "Mentre sul piano nazionale gran parte della campagna si svolge sui social network – afferma Maurizio Boldrini, docente di Storia del giornalismo all’Università - nel territorio la sfida social non è così decisiva. Politici di livello nazionale si sono inseriti su piattaforme come Tiktok, suscitando polemiche e ironia nel pubblico a cui intendono rivolgersi, i giovani, preferendo la forma dell’esibizione, come Berlusconi con le sue barzellette. I candidati nei collegi hanno preferito pratiche, regole e consuetudini tradizionali".

Social differenti, linguaggi differenti, ma anche una grande diversificazione a seconda del partito di appartenenza. "Su Instagram – continua Boldrini - è evidente come chi già possedeva un account attivo abbia grande vantaggio rispetto a chi lo ha attivato sotto elezioni. Stefano Scaramelli di Italia Viva, come gran parte dei ‘nati sotto la Leopolda’, è attivissimo e ha un profilo con più di 2000 post e 2000 followers. Cura molto la sua immagine, è tra i pochi ad usare le stories. Silvio Franceschelli è invece il tipico sindaco, preferisce i rapporti interpersonali: i numeri raccontano un neofita del social, che porta prevalentemente immagini di iniziative a cui partecipa. Enrico Rossi utilizza il profilo aperto durante la Presidenza della Regione, un grande vantaggio, mostrandosi continuamente in mezzo al popolo. Anche Fabrizio Rossi ha un bel portato, in pieno stile Fratelli d’Italia: nel suo account ci sono continui riferimenti al partito e alla leader, Giorgia Meloni. Laura Boldrini da personaggio pubblico nazionale, è fuori portata: con oltre 70 mila post e tantissimi follower, è lei la regina social di questa contesa".

E per quanto riguarda Twitter e Facebook? "Twitter è il più politico dei social, anche se il meno seguito. Anche qui, Enrico Rossi e Laura Boldrini stravincono la partita. Facebook si rivolge a una fascia di pubblico più adulta, dai 40enni in poi. È il social più attento alla dimensione locale, e infatti quello in cui Silvio Franceschelli va più forte. Le bacheche Facebook dei candidati spesso assumono i contorni di una agenda lettorale". Una campagna elettorale che non sta mettendo al centro la polemica tra candidati. ""Solo Scaramelli punzecchia i candidati PD, ma è una campagna social senza berci. C’è un utilizzo personalizzato dei social. I più ‘riconoscibili’ come marchio di comunicazione politica, sono i candidati Pd, FdI e Lega: basta dare un’occhiata alle pagine di Tiziana Nisini ed è facile risalire a una comunicazione di stampo salviniano".

Andrea Talanti