Da Buonconvento all’Inter la favola di Mauro Bellugi

Il grande difensore è morto per un’infezione. Esordì con il mago Herrera. Ma non aveva mai dimenticato i luoghi delle sue origini, dove tornava spesso

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di Marco Brogi

Ora che Mauro Bellugi se ne è andato, il suo paese, rimasto orfano di un simbolo amato, versa lacrime limpide. Buonconvento è più sola senza il suo campione, scomparso a 71 anni all’ospedale Niguarda per un’infezione dopo l’ennesimo intervento. La vita prende appunti sulla faccia e quella di Mauro, da tempo, era segnata dalla sofferenza per la doppia amputazione, in seguito a complicazioni legate al Covid, di quelle gambe che lo avevano portato a scalare le vette del calcio con l’Inter e la Nazionale.

"Eravamo amici di famiglia. Mauro era rimasto uno di noi. Il successo non lo aveva cambiato. Quante emozioni ci ha regalato, e quante volte ha portato a Buonconvento per farceli conoscere calciatori come Bordon e Cuccureddu. Una perdita enorme per la nostra comunità". Nelle parole di Roberto Vivarelli, uno degli amici più stretti di Mauro, la foto del rapporto speciale che legava il difensore dell’Inter al suo paese. "La sua splendida avventura – ricorda ancora Vivarelli - era iniziata quando aveva 16 anni, grazie a un imprenditore milanese che aveva una tenuta nella campagna di Buonconvento. Fu lui a proporlo per un provino all’Inter. Mauro aveva esordito a 15 anni nella squadra del paese, vincendo il campionato di Terza categoria. L’anno dopo faceva la differenza anche in Seconda categoria. Poi arrivò il provino con l’Inter di Herrera".

Il ’mago’ a 19 anni lo butta nella mischia, facendolo esordire in campionato. A firmare il contratto dello storico passaggio dal Buonconvento al club neroazzurro, due nomi importanti: Italo Allodi, uno dei primi manager del calcio, e Piero Fossi, presidente del Buonconvento, aedo di Mauro e uno dei personaggi più carismatici del calcio dilettantistico dell’epoca.

Per i suoi amici del paese la favola di Mauro Bellugi è sempre stata un bel posto in cui mandare i ricordi. Da Buonconvento, il figlio dell’orologiaio non se ne è mai andato. Almeno con il cuore. Anche quando vinceva lo scudetto con l’Inter, anche quando segnò il fatidico gol al Borussia, anche quando indossava la maglia della Nazionale ai mondiali, Mauro non aveva spezzato il filo con le sue origini. Anche altri ragazzi del paese, Gianni Mariotti e Massimo Meiattini per esempio, rimasti poi suoi amici fino all’ultimo, che ci sapevano fare con il pallone ed erano stati suoi compagni di squadra, avevano provato per l’Inter, senza riuscire però a far gol al destino, l’unico attaccante che Mauro non è riuscito a marcare. E ora un intero paese, amministrazione comunale compresa, si stringe intorno alla figlia Giada e alla moglie Lori, e piange il suo ex ragazzo, quello che era riuscito a strappare un bacio alla fortuna.