"Così il Metaverso può semplificarci la vita"

Edoardo Di Pietro si è appena laureato all’Università di Torino: "L’obiettivo dovrebbe essere introdurre questa tecnologia nella società"

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È lo studente colligiano Edoardo Di Pietro ad aver discusso per la prima volta nella storia la sua tesi di laurea nel Metaverso, mentre fisicamente è accaduto all’Università degli Studi di Torino. In esclusiva ha rilasciato una intervista a La Nazione.

Di Pietro, perché la sua tesi ha suscitato clamore mediatico?

"Sono soddisfatto ed emozionato, sinceramente, non me lo aspettavo. Il mio obiettivo non era quello del clamore mediatico, ma di proclamare una tesi di laurea. È, comunque, andata molto bene, ma con anche altri pensieri, perché dietro la porta dell’aula c’erano molti giornalisti ad aspettarmi. La mia priorità era però discutere la tesi".

Di cosa tratta la sua tesi?

"Ho provato a spiegare il Metaverso. Analizzando cosa sia, come se dovessi spiegarlo a chi non ne sa nulla. Sono partito dalla storia analizzando le parte hardware e software per indagare sulla forma più efficace per i prossimi anni e le implicazioni nel futuro. Ho proceduto in maniera accademica".

Quale sarà il suo futuro?

"Durante il mio percorso di studi stavo già lavorando, quindi, continuerò nell’azienda torinese Tembo. Non sono cambiate le mie prospettive rispetto a prima".

Perché il Metaverso suscita interesse?

"E’ una cosa nuova e desta interesse, ma al tempo stesso paura. Nessuno ha in mano la verità su come si svilupperà in futuro, forse e in parte solo le grandi aziende multinazionali. Ora dobbiamo assistere e studiare il fenomeno. Anche le persone che non sono del settore dovrebbero informarsi. Per gli addetti, invece, l’obiettivo dovrebbe essere introdurre questa tecnologia nella società in modo che semplifichi la vita, senza portare esagerate distorsioni".

Quali potrebbero essere i risvolti positivi del Metaverso?

"Semplificare in prima istanza. Ad esempio in Korea vorrebbero introdurlo per semplificare i servizi pubblici e gli sportelli, anziché fare la coda si potrebbe accedere attraverso un dispositivo. Il tema è accorciare le distanze. Penso a chi abita lontano da un ufficio pubblico, potrebbe accederci da casa. Certamente non si può pensare alla sostituzione della realtà. Studiando a Torino sono stato separato dai miei affetti, ad esempio la mia fidanzata, ma non è come vivere insieme la quotidianità. Questa sperimentazione però permette di facilitare le relazioni umane, se ben utilizzato".

Lodovico Andreucci