Coscia, due carriere da dimenticare e poi l’addio

Anacleto Manzoni, fantino degli anni quaranta del ’900, vestì solo il giubbetto della Torre

Anacleto Manzoni chi era costui? Direbbe il buon Don Abbondio: era un fantino detto detto Coscia, che ha corso il 16 agosto 1946 e la successiva straordinaria del 18 maggio 1947, entrambe le volte nella Torre. Esordio con il cavallo Fulmine, nel Palio dedicato alla proclamazione della Repubblica Italiana. Rischia davvero molto, non tanto per aver perso con questo cavallo, che non era certo tra i favoriti, ma perché la rivale Oca arriva davvero vicino alla vittoria, seconda al bandierino superata soltanto dalla maestria di Ciancone su Piero nella Giraffa. Per Coscia, che partiva dalla difficile posizione di nono, carriera quindi da dimenticare. La Torre lo riconferma anche per lo straordinario all’anno successivo, quello dedicato al sesto centenario della nascita di Santa Caterina. Questa volta monta Ida, altro soggetto non certo di primo piano, in carriere di sentiti rinnovamenti dei cavalli. Ma anche per questa occasione c’è da stare attenti alla rivale di Fontebranda, che ha il fortissimo purosangue Cesarino, che finirà la sua corsa proprio al primo San Martino. Passerà indenne anche in questa occasione ma nessuno farà montare più in piazza il buon Coscia, già destinato ad entrare nel libro dei ricordi.

Massimo Biliorsi