"Più che un sinonimo, la strada più legittima potrebbe essere una denominazione che, come avviene per la quasi totalità delle denominazioni italiane e non solo, colleghi i vini a base di uve Montepulciano al territorio di produzione e non al vitigno". Così il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano interviene sulla decisione del ministero dell’Agricoltura, sovranità alimentare e delle foreste di introdurre nel Registro nazionale della vite il sinonimo Cordisco per la varietà Montepulciano. "Una misura che, se approvata - spiega il Consorzio - renderebbe esclusivo ai soli produttori abruzzesi l’utilizzo di ‘Montepulciano’ nell’etichetta, indicando a tutte le altre regioni che utilizzano il vitigno Montepulciano il sinonimo ‘Cordiscò. Decisione che, se da un lato potrebbe ridurre la confusione limitandone l’utilizzo al solo Abruzzo, dall’altro non la risolverebbe definitivamente". In sede europea già a fine anni ‘90, si ricorda, il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano era intervenuto contro la possibilità di indicare il vitigno in etichetta, con un ricorso che fu poi ritirato dallo stesso consorzio toscano a fronte dell’apertura di un dialogo confluito nel 2012 in un accordo sottoscritto dal Ministero delle Politiche Agricole allora guidato dal ministro Mario Catania, e le Regioni di riferimento. "Documento di "collaborazione" che purtroppo, soprattutto sul fronte abruzzese, non trovò molta responsività nella pratica dei fatti" sottolinea ancora il Consorzio del vino Nobile. Il rischio per il Consorzio toscano rimane, conclude il Consorzio del Nobile, "ed è quello di creare ancora una volta confusione nel consumatore, soprattutto nei mercati esteri, dove già è complicato indicare la provenienza delle tante denominazioni italiani e internazionali, l’omonimia del termine è sicuramente un elemento che non può essere non considerato dagli uffici di competenza del Masaf".
Cronaca"Con il nome del vitigno c’è confusione"