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"Come sopravvivere, la lezione delle piante"

Il professor Mancuso: "Noi umani ci sopravvalutiamo, dobbiamo capire che la cooperazione dà risultati migliori della competizione"

Cosa può insegnarci una pianta? Un’infinità di cose e ad elencarle è stato il professore Stefano Mancuso. Da studioso del mondo botanico ha dedicato tutta la sua vita accademica a dimostrare che le piante sono dotate di intelligenza, ieri ha provato a far comprendere agli studenti dell’Università per Stranieri che il suo non è un pensiero folle, anzi. "Le piante ci possono insegnare a vivere in comunità – spiega -, a sopravvivere e a comprendere che il primo obiettivo di qualunque essere vivente sta nella sopravvivenza della specie. Abbiamo un’idea di noi uomini con obiettivi molto alti, particolari, difficili da raggiungere e perseguire. Ma ognuno di questi obiettivi - afferma Mancuso- non può che essere un corollario dI quello fondamentale di ogni essere vivente, che la specie sopravviva. D’altronde se noi scomparissimo qualunque obiettivo avessimo a chi potrebbe interessare?".

Se dovessimo prendere ispirazione da qualcuno per sopravvivere dobbiamo pensare alle piante. Un tema, quello del cooperare al posto del competere (tipico delle piante e non dell’uomo) caro al rettore Tomaso Montanari, che lo mette sul tavolo anche quando si parla di Università. Gli studenti intraprendono, la maggior parte delle volte un percorso di studio come una battaglia verso obiettivi elevati, come il voto più alto, l’esame passato prima possibile, l’arrivo puntuale al giorno della laurea per poi trovarsi un lavoro. Ed è proprio questo tipo di università che Montanari vuole evitare, quel percorso accademico che ti abitua solo alla competizione invece che all’ essere un cittadino e ad utilizzare la mente.

Ma Montanari si pone anche un altro obiettivo, quello di non far provare più imbarazzo ai suoi studenti alla domanda sei maschio o femmina. Perché altre persone di genere non-binario (che non si riconoscono solo nel genere femminile o solo in quello maschile) non sapranno rispondere. Di fronte a queste infinite sfumature di genere, in una realtà sociale sempre più "fluida", anche un piccolo passo come creare dei bagni inclusivi all’interno di un’università può essere un passo importante. "Questa sarà un’Università impegnata a combattere per ogni diversità e contro ogni disuguaglianza – afferma Montanari -. Tenere insieme le diversità con la lotta alle disuguaglianza è fondamentale. Queste in genere sono due facce della stessa medaglia che viaggiano separatamente, – sottolinea -, la sensibilità verso le libertà personali e verso il problema dell’identità di genere spesso non si accompagna ad una sensibilità per l’uguaglianza sociale. Noi pensiamo, invece, che queste siano un’unica battaglia. Ovvero, la battaglia della Costituzione italiana per il pieno sviluppo della persona umana che, potrà sembrare strano, ma passa anche attraverso i bagni inclusivi, così che tutti possano scegliere dove si sentono più a loro agio. L’idea è quella di un’università accogliente per tutti".

Simona Sassetti