di Laura Valdesi
Montalcino è il territorio più desiderato. Ma anche Pienza e i suoi casali ristrutturati, il paesaggio mozzafiato e la serenità che trasmette, viene subito dopo. La Valdorcia nel suo complesso, comunque, seduce particolarmente i ’nomadi digitali’. Una nuova categoria di lavoratori che, grazie alla possibilità di svolgere le proprie attività da remoto, a casa senza doversi recare fisicamente in ufficio o magari a scuola, sceglie uno stile di vita itinerante. Combinando la propria attività con l’esplorazione di diverse destinazioni, più o meno turistiche. A svelarlo è uno studio realizzato da Irpet, l’Istituto per la programmazione economica della Toscana. Uno spaccato su come la digitalizzazione del lavoro favorisce la nascita di nuovi stili di vita e di consumo. E di come questi si possono trasformare in preferenze residenziali più favorevoli per le aree interne. Persino quelle montane, visto che nell’elenco dei Comuni potenzialmente più attrattivi figurano anche Castiglione d’Orcia e Radicofani, San Casciano dei Bagni che sta vivendo un momento eccezionale di rinascita grazie alle straordinarie scoperte archeologiche.
Una classifica che è stata stilata sulla base di un indice sintetico di potenziale attrattività dei comuni toscani che tiene conto di sei elementi fondamentali: l’accessibilità digitale, condizione indispensabile. Serve insomma una buona connessione internet. Poi il costo della vita locale piuttosto contenuto, la vivacità culturale del luogo data da musei, eventi e ristoranti, quindi la vicinanza delle principali infrastrutture di trasporto, la disponibilità di strutture ricettive ufficiali, infine la qualità dell’ambiente naturale misurata con la presenza di aree protette e agriturismi. Un indicatore che premia appunto zone di grande pregio paesaggistico, a cominciare dalla Valdorcia. Spunto interessante per chi amministra queste zone – ci sono, anche se non in pole Radicondoli e Trequanda, Monticiano e Chiusdino –, peraltro già emerso nel corso della pandemia. Quando il covid ha costretto a svolgere l’attività, per chi ne aveva l’opportunità, da casa. Una parte dei nomadi digitali potrebbe essere attratta dalla qualità della vita, dai ritmi meno frenetici e dalla relazioni sociali più autentiche tipiche dei piccoli borghi. "Riuscire ad attrarre nuovi visitatori, potenzialmente trasformabili in futuri residenti – spiegano i ricercatori – avrebbe importanti ricadute positive in queste realtà rivitalizzandone il tessuto socio-economico e frenando la tendenza allo spopolamento". La Valdorcia, ad esempio, spicca nettamente per due dimensioni: digitalizzazione e qualità naturale. Aree invece gettonate come la Lunigiana, l’Amiata e la Garfagnana risultano più favorevoli per la dimensione dell’accessibilità economica che può offrire, secondo l’indagine Irpet, ai nomadi digitali la possibilità di vivere con budget più limitati.
In questo contesto si inserisce il bando per la residenzialità in montagna della Regione Toscana per l’erogazione di incentivi pubblici a favore di persone e famiglie disponibili a trasferirsi in piccoli Comuni montani per favorire il riequilibrio territoriale degli insediamenti. Sono arrivate 843 domande di cui il 98,6%. ammissibili. Di queste poco meno del 60% è stato presentato da residenti in Toscana e il rimanente 40% di altre regioni, tra cui le più rappresentate Lazio e Lombardia. Nel caso dei residenti toscani circa la metà (49%) ha chiesto spostamenti di residenza nell’ambito della provincia di appartenenza. Nel Senese sono state 76 le domande ricevute (di cui solo il 5,4% da residenti in Toscana) e 9 quelle finanziabili.