Cento anni della Società Elefante a Siena: Dai grandi veglioni agli amarcord

Un secolo di storie in Società: "Elefante Cento" racconta la storia di una comunità di Siena attraverso le voci di persone che hanno vissuto la sua evoluzione. Una pubblicazione che rievoca il passato con nostalgia e leggerezza.

Lo svolgersi della storia di una comunità raccontata come un romanzo: acquista in piacevolezza e si ammanta di un’aurea quasi fiabesca la vicenda della Società Elefante della Contrada della Torre. Ecco una pubblicazione che prende il titolo di "Elefante Cento", proprio per festeggiare un secolo di vita anzi, di "Un secolo di storie in Società", per le Edizioni Extempora. Sono le persone che narrano in assoluta leggerezza: siamo convinti, sfogliando la pubblicazione, che con questa speciale e nostalgica interpretazione della storia, saranno in molti ad essere conquistati dalle vicende di tante generazioni che hanno ascoltato il proprio cuore battere fra questi muri. E tutti i torraioli parlano attraverso gli scritti di Francesco Voltan, Letizia Gettatelli, Andrea Siveri, Francesca Paoli, Jacopo Bartolini, Francesco "Pizzo" Giannini, Rosalba Parrini e Marco Conterio. Negli anni cinquanta l’Elefante ha inaugurato una grande stagione di veglioni, consacrata da molti big della canzone del decennio successivo. Lo abbiamo scritto molte volte e riportato in pubblicazioni come "Subway" in cui si racconta le vicende musicali della città. E qui il tutto acquista l’incedere del racconto che ha preso la patina del tempo ma che lucidamente appare al lettore, ancora attratto da quelle intuizioni di fare della Società della Torre un mondo a parte. Come è scritto, questo universo è come un ragazzo di cento anni, pronto a dare spazio, ieri come un tempo, ad iniziative artistiche e musicali, che vanno di pari passo all’incedere delle attività societarie e paliesche. Qui si cresce e qui un giorno tutti saranno degnamente ricordati. C’è chi, come Rosalba Parrini, ha rischiato di nascerci durante un ballo, chi invece ha trascritto la memoria degli altri che ci hanno preceduto. Non c’è differenza, ed il tempo sembra un concetto astratto, opinabile. Pubblicazione che, proprio per grazia e stile, non è destinata soltanto ai torraioli. C’è dietro tutta una città, uno spirito di partecipazione perché le cose belle non hanno nessun indirizzo preciso e l’amore per queste istituzioni muove ogni cuore. Basta leggere, con i racconti di Sergio Daviddi, Stefano Riccucci e Roberto Brizzi, raccolti da Giannini, per comprendere come la fantasia andasse d’accordo con tutta una coreografica organizzazione dei veglioni. Tutto il mondo, musicale e filmico, stava stretto in quelle stanze.

Massimo Biliorsi