
Caso centrale a biomasse di Pienza. Attesa per il Consiglio di Stato
Dopo dieci anni, diversi ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, nonché una decina di denunce penali ancora al vaglio dell’autorità giudiziaria, la controversia sulla centrale a biomasse realizzata nel territorio del comune di Pienza si avvicina all’ultimo atto della querelle giudiziaria. E’, infatti, atteso il giudizio del Consiglio di Stato sulla sentenza, la seconda, del Tar che conferma la validità dell’ordinanza del sindaco di Pienza che ordina la demolizione della struttura.
Ripercorriamo, in estrema sintesi, una vicenda che va avanti da circa dieci anni. Da quando la società presieduta da Francesco Crocini realizza una centrale a biomasse. L’energia prodotta serve ad alimentare l’attività di un frantoio. Si realizzano le opere esterne a servizio della centrale e si avvia la produzione di energia elettrica. Il progetto ottiene anche dei finanziamenti a fondo perduto sul tema delle energie rinnovabili. Qualche mese di attività poi, per varie cause, la centrale viene chiusa. Piovono le denunce sia per la qualità dell’area alterata dagli odori della centrale sia per la rumorosità e anche per violazioni di carattere urbanistico registrate nella zona. La maggior parte sono quelle presentate da Francesca Prizzon, proprietaria di un casolare poco distante dall’azienda agricola, e quindi dalla centrale, della società Crocini.
Il sindaco, visti gli esposti presentati, eseguiti i primi accertamenti, ordina la demolizione di buona parte dei manufatti realizzati. Il Crocini impugna l’ordinanza (la prima) di demolizione emessa dal sindaco dell’epoca, cioè Fabrizio Fe’, presentando ricorso al Tar. Respinto, il titolare della società si appella al Consiglio di Stato, che ordina al Comune di eseguire una ulteriore, asseverata, misurazione delle aree. Perché la centrale avrebbe, tra l’altro, invaso anche pertinenze di proprietà della Provincia. I nuovi accertamenti vengono eseguiti dai tecnici del Comune, i dati sono confermati.
Al nuovo sindaco, Manolo Garosi, non resta che emettere una nuova ordinanza di demolizione. Il titolare non ci sta, la impugna nuovamente. Il Tar, il 4 dicembre dello scorso anno, la respinge di nuovo dando ragione al Comune. Ma il Crocini non si arrende e ricorre di nuovo al Consiglio di Stato. Sarà questa la sentenza che mette la parola fine a questa lunga vicenda?