
I carabinieri hanno aiutato l’Ispettorato del lavoro per le fotosegnalazioni (foto archivio)
di Laura Valdesi
Lavoro nero nelle vigne per la vendemmia. E operai impiegati fra i filari che non avevano neppure il permesso di soggiorno. Tutti utilizzati nella stessa azienda vitivinicola a cui la manodopera era stata fornita da ditte specializzate appunto nel settore. L’operazione contro il caporalato, condotta dall’Ispettorato nazionale del lavoro nella nostra provincia, ha sollevato il velo su una situazione di gravi irregolarità che ha portato alla sospensione di due attività del Grossetano in base all’articolo 14 del Testo unico sulla sicurezza sul lavoro "con i conseguenti e necessari adempimenti legati anche alla salute" e, come detto, alla sicurezza sul lavoro.
Le cifre parlano da sole. Su 50 operai agricoli, afferenti a due ditte diverse, che erano intenti a lavorare nelle vigne del Senese ben 16 erano privi di un regolare contratto e quattro senza permesso di soggiorno. Le operazioni sono iniziate al mattino e andate avanti fino alla tarda serata per poter verificare tutte le posizioni. Fonti dell’Ispettorato spiegano che dei 16 lavoratori in nero quattro vivevano nei Cas, sempre del Grossetano. Altrettanti, senza permesso di soggiorno, erano in sostanza richiedenti asilo fatti lavorare prima di 60 giorni dal loro arrivo. Fondamentale per la buona riuscita dell’ispezione è stata la collaborazione dei mediatori culturali dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Qualche operaio, infatti, era tentato di allontanarsi ma grazie alla presenza di questi ultimi non l’ha fatto. Le aziende a cui appartengono sono ditte che di solito forniscono pacchetti di manodopera di qualità. Hanno immediatamente pagato la prima parte delle sanzioni elevate per poter continuare a lavorare nelle vigne, assolvendo per esempio all’obbligo della visita medica, ove mancante, a tempo di record. Il fatto che la vendemmia sia stata ritardata – ma è solo un’ipotesi – forse ha indotto i produttori a partire tutti insieme creando qualche difficoltà di approvvigionamento di manodopera alle aziende che la forniscono. I controlli proseguono, i risultati si conosceranno a breve.
"L’ennesimo caso di sfruttamento e caporalato è lo spaccato di un’economia primaria sofferente. Sfruttati nei campi, nelle vigne del nostro prodotto agricolo più conosciuto ed apprezzato nel mondo, il Chianti", interviene Mirko Borselli, segretario generale di Flai Cgil Toscana. Prosegue: "L’ennesimo caso di caporalato dimostra altre dinamiche conosciute su cui è necessario intervenire: il sistema degli appalti dietro cui si maschera sfruttamento, caporali che spesso reclutano lavoratori extracomunitari nei Cas spostando la manodopera verso regioni vicine seguendo le diverse fasi stagionali delle colture". "Condanniamo in maniera netta quanto accaduto in provincia di Siena – tuona il segretario del Pd Toscana e deputato dem Emiliano Fossi – come condanniamo tutti gli episodi che stanno emergendo in Italia. C’è un responsabile in tutto ciò, chi dovrebbe decidere sulla questione avendo la maggioranza in Parlamento e governando questo Paese. Ma non lo fa".