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‘Canzone per il professore’. Poesia di uno sconosciuto per ricordare una tragedia

Sono passati due anni da quando un 46enne senza fissa dimora venne trovato agonizzante dalla polizia municipale per morire dopo qualche giorno .

Una poesia per ricordare un 46enne senza fissa dimora morto drammaticamente nell’agosto del 2022

Una poesia per ricordare un 46enne senza fissa dimora morto drammaticamente nell’agosto del 2022

Piazza Mazzini a Poggibonsi. Camminando è facile imbattersi in fogli bianchi affissi alla colonna centrale all’entrata del parcheggio coperto e all’ingresso della stazione con un testo in versi vergato a penna, in stampatello. In calce una firma illeggibile. ‘Canzone per il professore’ è il titolo di questa opera, frutto di una iniziativa estemporanea, che rimanda a una vicenda di poco più di due anni fa che ebbe per teatro proprio quella superficie, sul lato destro per chi esce dalla stazione ferroviaria per poi dirigersi nel centro storico. "Ti dissolvesti in un nulla come polvere al sole": comincia così il componimento in strofe dell’ignoto autore nel ricordo dell’episodio. Alla fine di agosto del 2022 un quarantaseienne senza fissa dimora, che spesso cercava rifugio in quella stessa zona tra le vetture in sosta, fu trovato agonizzante da una pattuglia della Polizia municipale durante un normale giro di controllo dopo le 21. In condizioni gravi, l’uomo ricevette i soccorsi del personale sanitario per essere poi trasportato in ospedale, alle Scotte. Morì nei giorni successivi. Una vicenda anche dai contorni del giallo: il corpo non presentava segni derivanti da eventuali aggressioni. Si pensò dunque a un malore, come motivo del decesso del senza tetto che spesso passeggiava dalle parti del multipiano fumando la pipa e portandosi appresso il marchio di un’esistenza in salita per molti tratti. Si chiamava Marino e alcuni avevano scelto per lui l’appellativo di "professore", forse per quel suo apparire "solo e pensoso" o per le sembianze che aveva, agli occhi di qualcuno, da protagonista di un film caro a grandi registi come Truffaut. Lo scritto apparso in due punti di piazza Mazzini, pare insomma un estremo omaggio a una vita al limite, tra le numerose incognite e i disagi quotidiani, fino a un’uscita di scena silenziosa. Un fermo immagine in un quartiere, la stazione, per sua natura sempre in movimento nel viavai di gente e nel saliscendi dai convogli. Sensazioni espresse su carta che somigliano all’offerta di un riscatto per un indefinito domani, in cui "quel fumo un giorno dirà delle parole": così si legge nel verso conclusivo che precede una citazione finale tratta dal repertorio del cantore degli ultimi. Affinché, interpretando gli intenti dell’ignoto autore, non si spengano i riflettori su questa storie di solitudine estrema.

Paolo Bartalini