di Laura Valdesi
SIENA
Simone Casini, il camionista di Vivo d’Orcia trovato impiccato dentro il suo tir il 26 luglio 2022 riposa al cimitero del piccolo paese amiatino. Non passa giorno che mamma Daniela non vada a raccogliersi sulla tomba del figlio. Non sa darsi pace di quella morte. Soprattutto non crede che sia stato un gesto volontario e l’ha detto più volte, anche a La Nazione e a ’Chi l’ha visto?’. Lei e il marito Ivano avevano invocato la riesumazione della salma per fare chiarezza, a loro avviso, sulle cause del decesso. "Ho depositato una nuova richiesta in tal senso in procura per conto dei genitori – spiega l’avvocato Enrico Valentini che assiste la coppia di Vivo d’Orcia –, la riesumazione sarebbe basilare per avere dagli accertamenti conseguenti una conferma o una disconferma rispetto alle nostre ipotesi". L’ennesimo colpo di scena che riserva la vicenda dolorosa su cui indaga il pubblico ministero Valentina Magnini. Com’è noto, è aperto un fascicolo per istigazione al suicidio, c’è una donna indagata. Massimo il riserbo degli inquirenti al riguardo. "I genitori attendono con ansia gli sviluppi dell’inchiesta – prosegue Valentini – che appare lunga e complessa. E speriamo produttiva di qualche effetto perché ad oggi, stante appunto il riserbo delle indagini, non è stato possibile sapere nulla. Ovvio che ogni giorno che passa è pesantissimo per Daniela e Ivano. Stiamo arrivando in fondo ai sei mesi, a novembre. Probabile che venga chiesta una proroga. Attendiamo anche il deposito della relazione del consulente sui cellulari".
Il 3 ottobre scorso i genitori del camionista avevano lanciato un nuovo appello a ’Chi l’ha visto?’ rivolto alle persone che si nascondevano dietro falsi profili da cui Casini aveva ricevuto minacce e promesse di sciagura per lui e per la sua famiglia. Durante la trasmissione l’annuncio della futura richiesta di riesumazione della salma che è stata adesso depositata in procura. "Il nostro medico legale parla di anomalie", le parole dell’avvocato Valentini in diretta su Rai 3.
"Diverse le considerazioni che ci hanno indotto a fare questo passo, emerse anche dall’analisi delle fotografie che riguardano l’ispezione della salma di Simone. A partire dal fatto che non sono stati compiuti accertamenti di carattere tossicologico – spiega l’avvocato dei genitori del camionista–; sarebbero stati utili per capire se all’uomo erano stati somministrate sostanze che, in qualche modo, avevano potuto limitare le sue reazioni. O comunque impedito di difendersi. Poi c’è l’aspetto dei guanti che indossava quando è stato trovato nel suo camion senza vita. A quanto risulta non sarebbero state esaminate le unghie per capire se sotto c’erano rimaste delle tracce del dna di persone con cui magari può essere entrato in discussione. Senza entrare troppo nel dettaglio però faccio riferimento anche alla posizione del cadavere collegata alle ipostasi (il sangue si accumula passivamente nelle zone più basse per gravità quando c’è l’arresto cardiocircolatorio, ndr), come già ricordato in altre occasioni sul collo sono stati riscontrati due segni e non uno solo ed una specie di cicatrice dietro un orecchio di cui sarebbe bene capire l’origine. Anche i segni lasciati dalla catenina potrebbero darci delle risposte".