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Calcio amatoriale: un gruppo di amici uniti dalla passione e dall'integrazione

Un gruppo di amici gioca a calcio da vent'anni, creando legami oltre l'età e promuovendo l'integrazione attraverso lo sport.

Questa è la storia di un gruppo di ragazzi che da quasi vent’anni gioca a calcio con tanta passione, trovando sempre nuovi stimoli e nuove energie: sul rettangolo di gioco è così nata un’amicizia che va al di là dell’età e di tutte le vicende umane che ognuno si trova ad affrontare nella vita. Francesco Martire, Massimo Pascuzzo, Mario Tortoriello, Raffaele Marmo, Andrea Noli e Rocco Sapienti e Lorenzo Gagliardi hanno costituito un solido nucleo che ha cambiato più maglie nel tempo rimanendo tuttavia sempre unito.

"Veniamo – sottolinea Francesco Martire – per lo più dal Sud, tranne Noli e Gagliardi, e siamo sia ex studenti che lavoratori. Il calcio ha rappresentato per noi un punto di riferimento importante, facendoci divertire e creando anche solidi rapporti umani. Il tutto inizia nel 2005, quando, dopo aver partecipato a diversi campionati Uisp con il Cus, sono stato contattato dal San Miniato come allenatore-giocatore per dar vita ad una squadra di terza categoria".

E gli altri?

"Sono arrivati negli anni immediatamente successivi e con il tempo si è formato questo gruppo".

Nel 2017 siete passati al Siena Nord…

"Sì, e siamo rimasti in bianconero per quattro anni. Poi siamo andati a giocare nel Cus ed ora siamo, per il secondo anno, nel Monteriggioni".

Il tempo passa, ma siete sempre ragazzi…

"L’ambiente della squadra ci aiuta a continuare questa avventura, nonostante lo scorrere degli anni: Pascuzzo ha 57 anni, io ne ho 47, Sapienti 46, Noli 45, Tortoriello 40, Marmo 37 e Gagliardi 35!".

Il calcio quindi è un importante mezzo di integrazione?

"Certo, infatti le mie squadre sono sempre state composte da ragazzi provenienti da diverse regioni d’Italia ed anche da un buon numero di stranieri, che trovano un ambiente accogliente e che piano piano diventa familiare".

L’importanza del risultato?

"Diamo sempre il massimo per fare il meglio possibile, ma non rappresenta il primo obiettivo. Anche in questo campionato, in cui finora abbiamo avuto scarse soddisfazioni, non manca l’entusiasmo da parte di tutti, come si può capire dalla massiccia presenza dei ragazzi negli allenamenti. Una sconfitta non è mai motivo di malumore!".

Frasi che fanno riflettere, che riportano il calcio a una dimensione umana in una società in cui il risultato, in tutti i settori della vita, è sempre l’unico obiettivo da centrare a tutti i costi. Ecco, ancora una volta, lo sport riproporsi come una palestra di vita.

E il futuro?

"Non poniamo limiti: fin quando la passione ci accompagnerà, andremo avanti anche grazie al contributo dei più giovani. Pascuzzo ha già detto che punta ad arrivare ai 60 anni…".

Giuseppe Stefanachi