REDAZIONE SIENA

"Brio, ti aspettavo portato a spalla. Ma non così"

Toccanti parole di don Grassini al funerale del fantino in Provenzano. "Ci rivedremo e quante ne avremo da dire quel giorno"

di Laura Valdesi

SIENA

Quelle mani sulla bara. Poi la testa appoggiata sul feretro dell’amico. Lo fa all’inizio della messa in Provenzano, ripete il gesto quando il funerale è terminato ed è il momento dell’addio. Racconta tutto l’affetto e il dolore per la perdita dell’amico. Sì, perché don Enrico Grassini e Andrea Mari, in arte Brio, erano legati. Sin dal primo giorno, quello della benedizione del barbero della Civetta. "Eravamo lì davanti ad un altare, il cavallo... ’Te sei matto come me, disse, per questo mi capisci’". Tocca le corde dei sentimenti profondi nella sua omelia che è in realtà un ricordo del fantino. Parole che commuovono amici e parenti all’interno della basilica di Provenzano e anche chi assiste al funerale sul maxi-schermo fuori dalla piazza. Una cerimonia intima, dopo il giro nel Campo del feretro sul carro funebre la sera prima e l’omaggio della città nella camera ardente. L’intimità che precede il distacco. Anche se don Grassini più volte pronuncia la frase "ci rivedremo".

Emozione palpabile. Quella della famiglia e degli amici stretti. Che piangono in silenzio, qualcuno invece non ci riesce. Riuniti intorno a quella bara su cui sono appoggiati il nerbo e un sacchetto con i barberi delle 17 Contrade. "Tutti ti aspettavamo in una maniera diversa, portato a spalla ma non così. Non così, Andrea... Oggi il cuor ci scianguina, lo dice un famoso canto popolare che risuona nei cieli d’estate delle nostre Contrade", l’incipit di don Grassini che prende allo stomaco. "Dove troviamo la consolazione? Dove la forza?" Riconosce all’amico la capacità, anche nel momento della scomparsa, di aver unito la città. Cosa ardua. Il sacerdote svela di aver scelto la bellissima lettura dell’Apocalisse perché ci sono i cavalli che accompagneranno Andrea nella sua terra nuova. "Marta rimprovera il Signore dicendogli ’se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto’. Dov’eri Signore quel pomeriggio di maggio, una stella ti ha rapito Andrea, dov’eri. Sappiamo dove sei ora. A dirci che tuo fratello risorgerà perché qui non c’è solo il fantino - prosegue il sacerdote - solo l’eroe protagonista indiscusso di quello che di più esaltante questa città dice al mondo. C’è un figlio, un fratello, uno zio, un marito. Un amico per tutti noi. Me per primo, Andrea". Era felice quando Brio arrivava in Provenzano, sebbene avesse vinto per un’altra Contrada. "L’amicizia - spiega - non ha colori. Ti infilavi sotto l’altare della Madonna di Provenzano che ha visto tanto di te fuori dai clamori mediatici. Anche a porte chiuse ne ha viste tante questa Vergine. Lì sotto ti voglio ritrovare, perché chi crede in un certo senso si deve arrabbiare con Dio e dirgli ’non l’hai protetto quando ti ha sfidato, ora lo proteggi’. Devi stare lì sotto, Andrea, sotto l’abbraccio di una Mamma che ti deve conservare fino al giorno in cui ci rivedremo. E quante te ne avremo da dire quel giorno".

Molti dicono che don Grassini era la voce di Andrea. E il sacerdote non si tira indietro. "Grazie, direbbe, l’ho fatta grossa ma grazie. Per l’affetto, per l’amicizia, grazie alla città". "E’ il Palio - aggiunge don Enrico - che piange Andrea e nel Palio ci siamo tutti". Ancora i cavalli. "Quelli benedetti dell’Apocalisse ti portino su quella stella che in un pomeriggio di maggio ti ha rapito. Ciao Andrea, ci rivedremo".

Una cerimonia intima. Fra amici. Che tocca le corde dell’anima. Come quando terminato il funerale la moglie, i genitori, i parenti si stringono intorno alla bara per una carezza. Per rendere meno pesante il distacco. Prima che il feretro esca portato a spalla e riceva l’applauso. "Portato a spalla, ma non così Andrea, non così", echeggiano le parole del sacerdote nel cuore di chi ha atteso in silenzio l’ultimo addio.