Bazza e Bazzino, il Palio di famiglia

Una foto una storia Padre e figlio fantini: sei vittorie per Eletto, due per Massimo. Altalena di gioie e amarezze

Migration

Bazza e Bazzino, padre e figlio, all’alba di una tratta e un Palio da condividere. La storia della nostra Festa è densa di intrecci famigliari, dinastie, di contrasti anche nel sangue condiviso. Ci sono stati periodi in cui c’era addirittura la legge che due consanguinei non potessero correre assieme. Mattioli ferma un momento storico: primi anni settanta i due si ritrovano davanti al suo obiettivo fotografico. Più di quarant’anni di storia paliesca: Eletto Alessandri detto Bazza corre infatti dal 16 agosto 1947 quando monta Noce per il Drago ed il figlio Massimo fino al 2 luglio 1993 con Oriolo de Zamaglia per la Civetta. Nel mezzo ci sono vittorie e insuccessi, momenti di gioia e altri di tristezza, di infortuni e di squalifiche. Bazza ne ha vinti sei per Chiocciola, Drago, Giraffa e Selva mentre il figlio ha vinto due volte, per Valdimontone e Chiocciola.

La Piazza li ha uniti e li ha divisi, come vogliono le regole della vita, con momenti di contrasti, di incomprensioni che il sentiero del tempo non manca di farci annotare. La loro è una storia filmica, difficile, assai diversa la prima dalla seconda, due generazioni lontane, la prima epica e a tratta improvvisata, la seconda vissuta in un difficile cambio generazionale. Questa sceneggiatura sembra un vecchio film anni ’50 in bianco e nero. Eppure quanto vicino alla gloria sono andati nel loro percorso. Bazza che sfiora per un niente il cappotto per il Drago, Bazzino che vince alla grande alla sua seconda corsa, quando nessuno se lo aspetta, con il purosangue.

Un Palio che fu la "liberazione" della Contrada di via dei Servi. Due storie lontane l’una dall’altra, che solo il tempo e la memoria potrà un tempo unire. Come spesso accade. E poi i momenti essenziali: Bazza lascia la professione dopo il controverso Palio del 17 agosto 1975 nell’Aquila con Saputello, mentre scorrono i rimpianti. Così per il figlio Massimo, che resuscita nel 1982, grazie alla fiducia del lungimirante Iannone nella Chiocciola, forse troppo buono e professionale per scendere a fare duelli dentro i canapi con fantini più incattiviti dalla vita. Tutta una lunga storia d’amore e di incomprensioni raccolti in questa foto che è poi soprattutto lo specchio dei tempi, la crudeltà del Palio che mette tutti davanti al giudizio insindacabile del verdetto. O grande o piccolo, o vittorioso o sconfitti. Senza mai sfumature.

Massimo Biliorsi