Baby bulle, botte per motivi razziali Aspettavano le vittime a scuola

Cinque le adolescenti coinvolte nella gang già convocate dalla procura dei minori per essere ascoltate. L’appello del consigliere Sabatini: "Vigiliamo sui ragazzi senza avere paura d’intervenire in tempo"

C’erano anche motivi razziali dietro le botte ad una adolescente finita nel mirino della banda di bulle che è stata scoperta dalla Squadra mobile a Siena. Cosa che sarebbe confermata dalle parole rivolte al suo indirizzo da alcune componenti della gang ’in rosa’ di cui si sta occupando adesso la procura dei minori guidata da Antonio Sangermano. Di più. Una delle giovanissime vittime sarebbe stata aspettata anche sotto la scuola dal gruppo di bulle che non avevano remore ad unire le botte alle aggressioni verbali. Che agli adolescenti a volte fanno più male di quelle sul corpo. perché i lividi si assorbono, le ferite dell’anima continuano a sanguinare.

Sarebbero almeno cinque le ragazzine convocate venerdì dal procuratore dei minori per ascoltare la loro versione. Per spiegare il motivo di tanta violenza gratuita. E capire se dietro c’è un disagio da sanare, verificando quindi se il quadro tratteggiato dalla testimonianze e dagli accertamenti della polizia presenta delle sfumature diverse. Tre adolescenti sono difese dall’avvocato Maria Teresa Fasanaro, una da Alessandro Betti, un’altra ancora da Francesco Maccari.

La vicenda, al di là dell’esito sotto il profilo penale, sta facendo discutere molto a Siena. Famiglie, operatori sociali, istituzioni. "Da donna, da mamma, da nonna, da direttore in quiescenza di U.O.C. sanitaria, da consigliera del Gruppo Misto, non posso fare a meno di intervenire", scrive Laura Sabatini. "Credo fermamente che il dilagare un po’ in tutta Italia, ed ora anche a Siena, di fatti tanto incresciosi, debba necessariamente non solo far riflettere, ma far intervenire tutta la società civile, nei vari ruoli di cittadinanza di ognuno di noi. Occorre rivedere prontamente, con urgenza, l’approccio educativo sui minori, che è ormai ben evidente che non può essere lasciato solo alla scuola, sia essa pubblica o privata. La presenza attiva e propositiva della famiglia, è oggi allargata anche ai nonni, che sempre di più sopperiscono ai genitori nella cura dei minori. Genitori, che per motivi di lavoro sempre più gravosi, con turni stressanti e continuativi, non riuscirebbero e non potrebbero da soli assicurare continuità di cura e di controllo affettivo ed educativo ai loro piccoli. Allora, ’tutti insieme appassionatamente’, genitori, nonni, educatori, pediatri, rappresentanti del mondo sportivo, musicale, amministratori, abbiamo l’obbligo di vigilare che i nostri minori abbiano comportamenti idonei alla loro età, senza avere paura di prenderci la responsabilità di comunicare fra di noi e d’intervenire in tempo, per salvare la loro integrità fisica, comportamentale e mentale. Non meno preoccupante - osserva - è l’uso esagerato che bambini ed adolescenti, giovani e giovanissimi, ragazzi e ragazze, fanno del telefonino, o viene loro lasciato fare. Termino questa mia nota con la speranza e con l’augurio che i genitori coinvolti nella vicenda trovino la forza di affrontarla nel massimo rispetto per chi ha subito gli oltraggi, perché già questo atteggiamento rappresenterebbe un buon insegnamento per i loro figli".

La.Valde.