"La mia guerra tra Auschwitz e lavori forzati"

Altero Ciacci, 96 anni, è uno degli ultimi sopravvissuti ai campi di sterminio. "Mi sono salvato grazie a un miracolo"

Altero Ciacci oggi in famiglia e, sopra, quando partì militare per il fronte

Altero Ciacci oggi in famiglia e, sopra, quando partì militare per il fronte

Asciano, 24 gennaio 2020 - «Prima della chiamata alle armi ero stato una volta al Palio e questa era stata l’unica uscita dal paese fino a 19 anni..". Parte da lontano Altero Ciacci, 96 anni portati splendidamente. Come sia finito per 5 mesi e mezzo nell’inferno di Auschwitz e un mese a Mathausen lo ricorda con grande precisione. "Venni assegnato al 55° Reggimento Fanteria (gennaio ’43). Dopo due mesi di addestramento vicino Treviso, ci portarono a Fiume e ci imbarcarono sulla motonave Italia, destinazione Ragusa (oggi Dubrovnik). Da poco in Montenegro la divisione Murge era stata disfatta dalle formazioni partigiane e il battaglione d’assalto di cui faceva parte Ciacci partecipava a un fronte di rastrellamento lungo 50 chilometri. "Dopo l’annuncio dell’armistizio dell’8 settembre eravamo felici. Pensavamo di tornare a casa, ma il colonnello freddò i nostri entusiasmi. Ci disse che eravamo circondati e che dovevamo aprirci una strada combattendo contro i tedeschi. Infatti non tardò la prima cannonata, che uccise tre commilitoni, mi fece fare un volo di 10 metri, mi danneggiò gravemente un timpano e mi riempì di schegge". Dopo 12 giorni di furiosi combattimenti il gruppo di Altero finisce le munizioni e viene costretto alla resa.

«In Germania non c’era un uomo che potesse lavorare nei campi o fabbriche perché erano tutti al fronte. Ci caricarono su un treno blindato a Mostar e ci portarono a Vienna. Durante il trasporto ho patito soprattutto la sete. In una sosta una vecchina che all’esterno mi aveva riempito la borraccia venne falciata da una raffica di mitra". All’arrivo vennero selezionati, fra i prigionieri, quelli in apparenza più idonei al lavoro. Altero è destinato ad Auschwitz. "Noi eravamo trattati peggio dei semplici internati proprio per quei 12 giorni di combattimento contro i tedeschi in Montenegro. Trasportavamo le salme in un carretto e le seppellivamo", spiega Altero che si commuove. Nel frattempo giunge nuova forza lavoro e Altero viene spostato a 60 km da Berlino, in una zona in cui si trivellava petrolio grezzo. E qui un giorno, per non essere riuscito a raggiungere i compagni perché stremato, il fante delle Crete viene mandato per un mese a Mathausen dove si salva grazie ad una serie di circostanze miracolose. Altero venne infine liberato dai sovietici e, dopo 4 anni di disavventure, poté tornare a piedi in Italia impiegando tre mesi. Ciacci risponderà lunedì mattina alle domande dei ragazzi delle scuole medie ascianesi nell’ambito del Giorno della Memoria organizzato dal Comune.

 Rosario Simone © RIPRODUZIONE RISERVATA