
"Ho partecipato all’avviso di gara per direttori sanitari della Toscana perché, in termini di Servizio sanitario regionale, è tra i primi a livello nazionale per qualità dell’assistenza erogata, come anche dimostrato dagli indicatori di performance del piano nazionale esiti. Volevo mettermi in gioco in una realtà sanitaria di ottimo livello", dice Assunta De Luca, dal 31 ottobre direttore sanitario dell’Asl Sud Est.
Come ha trovato la sanità della Toscana Sud?
"Sono arrivata da pochi giorni e già da alcuni incontri con professionisti ho trovato un’apertura rispetto a quelle che sono le sfide che dobbiamo affrontare con i nuovi decreti e il Pnrr".
Quali i punti di forza e quali i deboli?
"La Asl Sudest ha una storia consolidata di messa in atto di modelli clinico-assistenziali che mettono al centro il paziente con una presa in carico a forte integrazione ospedale territorio e la consolidata partecipazione del mondo dell’associazionismo e volontariato. Sicuramente quello che andrà rafforzato è l’ambito della prevenzione con un maggior coinvolgimento dei professionisti e migliorata la consapevolezza da parte dei cittadini di quanto sia importante prevenire piuttosto che curare. E’ necessario migliorare le nostre performance per quanto riguarda lo screening del tumore del colon-retto".
Lei viene dall’Asl Rieti, quali le differenze sostanziali con questa realtà?
"Il territorio reatino dal punto di visto demografico e geografico e di bisogni di salute è molto simile al territorio delle tre province coperte dalla Asl Sud Est: molti anziani, alta dispersione della popolazione, molte aree interne con difficoltà nella viabilità. La differenza sostanziale è la presenza dell’Asl su 3 territori provinciali che hanno contesti geografici e di popolazione e culturali diversi e che vanno rispettati quando si attuano interventi di sanità pubblica in un’ottica di ’salute globale’".
Si è occupata di Cot e Case della comunità: come miglioreranno la sanità territoriale?
"Serviranno a rendere sistematico un modello di presa in carico a 360 gradi della persona rispondendo ai suoi reali bisogni di salute partendo dalla prevenzione e arrivando alla cura e all’assistenza senza soluzione di continuità tra ospedale e territorio e l’ambito sociale".
Quale la sfida per la nostra sanità, in termini di servizi?
"Questo territorio storicamente è stato connotato da una forte integrazione tra servizi sanitari e sociali dei Comuni e con il coinvolgimento dei cittadini attraverso il Terzo settore (associazioni, volontari). Lo stesso dg D’Urso ha portato avanti la politica del ’mai soli’ per fare sentire il cittadino al centro del servizio socio-sanitario locale. La sfida quindi non può essere che continuare su questa linea e rendere ancora più armonica e consolidata l’alleanza con la comunità facendo sentire protagonista della propria salute il cittadino, coinvolgendolo nelle innovazioni che riguarderanno gli ospedali e i servizi territoriali della Asl".
C’è stata un’assemblea a Nottola: quali sono i problemi e come superarli?
"L’assemblea ha riguardato i medici. Il numero degli stessi oggi è sovrapponibile all’epoca pre Covid. La carenza, seppur lieve, riguarda i medici d’urgenza, l’ortopedia e traumatologia (il dato è sovrapponibile ad un fenomeno nazionale per tali specialità), mentre è incrementato il numero di alcune unità della chirurgia generale ed è stabile il numero dei radiologi. I medici lamentano il pendolarismo che inficia sulla qualità della vita, e per questo, l’Asl si è impegnata a fare degli accordi con l’Azienda trasporti attivando le navette tra stazione e sede dell’ospedale. Inoltre, il dg ha ribadito il ruolo importante di Nottola nella zona sud e quindi non è assolutamente oggetto di chiusura né di riduzione delle attività confermando lo stesso come un ospedale di I livello. Questo a ribadire che lo slogan ’mai soli’ è valido per tutti i cittadini e soprattutto per i professionisti che operano presso la nostra Asl".
Paola Tomassoni