DIEGO MANCUSO
Cronaca

Alessio, lo chef itinerante: "Punto sulla nostra storia"

Molti avranno presente lo spot della più grande azienda mondiale di vendite online in cui una guardia notturna, presa da...

Alessio Magliozzi, giovane chef che lavora a domicilio, con la compagna Emily Da Silva

Alessio Magliozzi, giovane chef che lavora a domicilio, con la compagna Emily Da Silva

Molti avranno presente lo spot della più grande azienda mondiale di vendite online in cui una guardia notturna, presa da una crescente passione per la cucina, riesce a diventare chef grazie al proprio impegno (e, naturalmente, al copioso acquisto in rete di adeguati strumenti). È la realizzazione del ‘sogno americano’ ma non è poi molto dissimile da storie meno patinate, più concrete, come quella di Alessio Magliozzi, di Montepulciano, che, non ancora trentenne, ha intrapreso l’attività di chef privato.

"Dopo il diploma all’alberghiero Artusi, a Chianciano, ho cominciato subito a fare il cameriere – racconta Alessio –, poi, vedendo i cuochi al lavoro, mi sono sempre più avvicinato alla cucina, fino a buttarmi a capofitto nello studio della preparazione dei cibi e in esperienze dirette, in affiancamento a chef professionisti". "Arrivato sulla soglia di trent’anni – prosegue – avrei potuto cercare lavoro come dipendente ma ho preferito avviare un’attività da chef libero professionista, essenzialmente per tre motivi: perché mi piace il contatto diretto con le persone, sicuramente frutto dell’esperienza come cameriere, e quindi ho scelto di portare la mia cucina fuori dalle quattro mura; perché voglio stare vicino alla mia famiglia: con Emily, la mia compagna, brasiliana, collaboratrice nell’attività grazie alla sua conoscenza di diverse lingue, abbiamo due bambini, non volevo lasciarli soli per lunghi periodi, e perché credo in Montepulciano, che ha storia, tradizione e prodotti per essere sempre più ammirata e ricercata". Così Alessio crea esperienze culinarie su misura, a domicilio o in strutture di accoglienza, come agriturismi o case vacanze. "Sono riconoscente alla Strada del Vino Nobile che ha creduto in questa mia scommessa e mi ha tenuto a battesimo, facendomi cucinare per una platea prestigiosa come Italea, il progetto del ministero degli Esteri per gli italiani residenti in altri Paesi del mondo: cosa c’è di meglio del cibo per riscoprire le proprie radici?".

"La mia clientela è costituta in maggioranza da viaggiatori stranieri – prosegue lo chef –, che adorano i sapori della Toscana ma chiedono anche un tocco personale. Io scelgo solo ingredienti a chilometro zero e propongo menù stagionali per la cui realizzazione mi sto sempre più avvicinando alla cucina ancestrale: dunque grande spazio al fuoco vivo , rispetto al gas o all’elettricità, ma anche, per esempio, alla fermentazione. Cerco anche di ridurre al minimo gli sprechi: con il lievito madre avanzato, per esempio, si fanno ottime cialde". "È un lavoro che ti impone di essere sempre pronto – conclude –, arrivano anche richieste urgenti e inattese. Il piatto più amato? Restano i pici, che continuano a sorprendere commensali dai cinque continenti e hanno il sapore della storia". Già, perché come ebbe a dire il nostro Marco Brogi, "i pici si fanno con la memoria".

Diego Mancuso