
Giancarlo «Lallo» Cambi in redazione a La Nazione per il faccia a faccia con il Bobo dell’Oca
di Laura Valdesi
C’era sempre ad aspettare il capitano del Nicchio sotto il Comune per l’estrazione. E c’è stato fino all’ultimo a Mociano e a Monticiano, anche se ce la faceva male e si metteva a sedere. Salutava e stringeva la mano ai fantini, giovani e big. Lui, personaggio di un Palio di altri tempi, più sanguigno e meno sofisticato, veniva ricambiato da tutti con rispetto. Quello che si deve a chi, come Giancarlo ’Lallo’ Cambi, detto Baldassolo, ha scritto la storia della Festa e del Nicchio. Aveva tagliato il traguardo dei 90 nel 2022 (era nato il 22 ottobre 1932), venne fatta una grande festa. Si è spento ieri alle Scotte, oggi il feretro dovrebbe arrivare nell’oratorio dove, probabilmente domani alle 14,30 ci sarà l’addio.
Una vita nella stalla dei Pispini, quella di Lallo. "Con Vittorino siamo nati insieme - raccontava – lui fece il primo palio nel Nicchio che era il 1953 e io entrai all’epoca come ragazzo della stalla. Allora non c’era il vice e tutte le cariche di ora. A lui devo tanto, mi ha insegnato. Quel pochino che ho fatto per il Nicchio parecchio lo devo anche a Vittorino". In realtà come barbaresco ha vinto ben sette Palii, il primo il 16 agosto 1957 con Belfiore, poi con Uberta il 16 agosto 1960 e il 5 giugno 1961. Un tris di successi sempre con Vittorino. Altro tironfo nell’Assunta ’69 con Topolone montato da Rondone. Una volta aveva detto di ritenerlo il cavallo più forte dal ’50 ad oggi. Era arrivato poi il successo di Ercolino su Balente nel 1981. "Il regalo più bello che mi hanno fatto? La medaglia dono di Lucia Cioni con scritto ’Il Nicchio ti ringrazia’. E quella di Achille Neri del 1984 (la vittoria di Cianchino e Orion, ndr). Le porto sempre addosso", aveva raccontato quando venne a La Nazione insieme ad un altro pilastro della Festa: Enrico ’Bobo’ Brandani dell’Oca, scomparso nel 2021. L’ultimo successo da barbaresco per Cambi era arrivato il 2 luglio 1988 grazie a Massimino e Benito, cavallo che ricordava con affetto. "Quando ho smesso di stare nella stalla – aveva confessato – mi è mancata tanto perché vivi il Palio da un’altra visuale". Il 16 agosto 2013 era andato per l’ultima volta a prendere il cavallo portando Oppio. Si diceva orgoglioso "di avere avuto la fiducia di così tanti capitani" e ricordava spesso "che adesso sono tutti bravi anche se arrivano terzi, quarti. Non è più Palio ma una corsa di cavalli. Anche per le prove c’era sempre qualche sbuferata perché ci si dava noia, ora siamo una Contrada da una parte e una dall’altra". Quando nicchiaioli e montonaioli finirono per la prima volta sotto processo per i fronteggiamenti in Piazza (rissa per la procura) era in prima fila a manifestare sotto il tribunale. Un pezzo di storia del Palio e della città che dunque se ne va con Lallo. Al figlio Luca e a Rachele l’abbraccio de La Nazione.