
Lavoratore sparito, forse è già in una spiaggia dei Caraibi
La Spezia, 7 dicembre 2020 - Dopo 16 anni di battaglie legali, giustizia è fatta per alcune delle famiglie cadute nelle truffe delle multiproprietà. La vicenda nasce agli inizi degli anni 2000, ed ha come protagoniste due signore spezzine – A.T. e S.A. – cadute loro malgrado nella “trappola”: appartamenti e villette in via di realizzazione in esclusive isole caraibiche, offerte da fantomatiche società immobiliari, risultati poi inesistenti Tante famiglie, piccoli risparmiatori, così come le protagoniste della vicenda, erano state da prima avvicinate personalmente e telefonicamente, sotto la falsa promessa di essere risultati vincitori di un improbabile concorso a premi; venivano poi invitati a partecipare agli incontri organizzati presso gli alberghi e le altre strutture ricettive della provincia, dai “rappresentanti” delle società immobiliari, allo scopo di vendere le quote degli appartamenti o fantomatici pacchetti vacanze in multiproprietà. Gli ignari e forse un po’ sprovveduti partecipanti in alcuni casi venivano portati a sottoscrivere contratti di finanziamento, con banche e finanziarie “partner”, il cui importo veniva rigirato a favore della società immobiliare proponente. Dopo alcuni mesi la triste scoperta: spulciando il contratto, non si identificava alcun diritto di proprietà o altro diritto reale di cui i partecipanti sarebbero divenuti titolari, né l’ ubicazione degli immobili compravenduti, e la durata del diritto di godimento asseritamente acquistato. Aria fritta Inutile ricercare le società immobiliari, che avevano ormai chiuso i battenti, o addirittura erano fallite, per contro la finanziaria “partner” – Intesa San Paolo Personal Finance spa oggi Banca Intesa S.pa. – aveva cominciato la sua martellante politica per il rimborso delle rate del finanziamento sottoscritte, non più pagate. Da qui la battaglia legale a suon di carte bollate: il decreto ingiuntivo della finanziaria, l’ opposizione e la soccombenza di fronte al Tribunale della Spezia ( Giudice Adriana Gherardi) nel giudizio di primo grado; ma A.T. e S.A. non ci stanno e, assistite dall’ avvocato Pier Manlio Giaquinto, ribaltano il giudizio davanti la Corte d’ Appello di Genova che, contraddicendo il primo giudice, condanna Banca intesa al pagamento delle spese dei due gradi di giudizio. «Siamo riusciti a dimostrare - spiega l’avvocato Giaquinto - come il contratto di acquisto e quello di finanziamento fossero funzionalmente legati tra loro, per cui entrambi soggetti a stessa sorte. La sentenza conferma l’orientamento giurisprudenziale secondo il quale la nullità del contratto di acquisto fa discendere la nullità del contratto di finanziamento connesso". E adesso cosa succederà? "Al momento stiamo annullando le azioni esecutive ed espropriative, azionate medio tempore da Banca Intesa, che nulla può più pretendere dalle nostre concittadine; seguiranno le richieste di risarcimento danni; la sentenza apre la strada ad azioni di rimborso e di restituzione di quanto originariamente pagato per il finanziamento, somme che allo stato l’ istituto sta trattenendo senza alcun contratto in essere". Corrado Ricci