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Le patologie degli ulivi. La cecidomia non ha cura. L’insetto si diffonde e l’antagonista è in affanno

Il punto con Ruggero Petacchi, entomologo, ricercatore e docente al Sant’Anna di Pisa. Sulla salute degli alberi pesano anche altre situazioni legate ai cambiamenti climatici.

Le patologie degli ulivi. La cecidomia non ha cura. L’insetto si diffonde e l’antagonista è in affanno

Cambiamenti climatici, siccità e l’infestazione delle piante di olivo da parte della Cecidomia, insetto minore, che negli oliveti è sempre stato presente, ma che negli ultimi anni è divenuto infestante, stanno riducendo drasticamente la produzione di olive nel nostro territorio. Un problema non solo ambientale, ma anche di tipo economico, se si pensa, che, secondo i numeri rilevati dalla Camera di Commercio Riviere di Liguria, sono 245 le imprese, solo nella provincia della Spezia, dedite alla trasformazione e produzione di olio da olive di propria coltivazione. La produzione olearia, nella nostra provincia, dal 2019 al 2020 è crollata di 610 ettolitri, passando da 2560 a 1950. Numeri rimasti invariati nel corso degli anni, compreso il 2023.

"L’infestazione della Cecidomia - sottolinea Ruggero Petacchi, entomologo e professore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa- è limitata ad una fascia a cavallo tra Toscana e Liguria, in una zona di confine. Sono coinvolti prevalentemente i Comuni dell’Alta lunigiana e quelli limitrofi della Liguria, come ad esempio la zona di Castelnuovo Magra, Ortonovo o Santo Stefano Magra. Si tratta di una forte infestazione che è cresciuta soprattutto negli ultimi tre, quattro anni. Prima era molto più localizzata. Anche se non è omogenea la gravità – continua l’entomologo- la situazione è diventata abbastanza critica in alcune aree, dove quest’anno alcuni frantoi, addirittura faticano ad aprire o non hanno aperto per mancanza di produzione".

Tutta colpa della Cecidomia? Sì, ma non solo. "In alcune zone – spiega il professor Petacchi – l’olivo sta soffrendo anche per altre situazioni legate ai cambiamenti climatici. Le prime segnalazioni di forte attacco le abbiamo viste attorno al 2018, nella zona dell’Alta lunigiana, nell’area di Gragnola, sotto Fivizzano. Posseggo un oliveto a Castelnuovo Magra e negli ultimi tre, quattro anni, ho visto incrementare notevolmente il problema, a tal punto che, quest’anno, sono dovuto intervenire con potature drastiche".

Cosa fare allora per controllare questo insetto e tamponare l’incremento dell’infestazione? "Nel 2016 – ricorda Petacchi – ho iniziato a seguire la Cecidomia nell’Alto grossetano. Lì la situazione si è risolta naturalmente, nel giro di quattro o cinque anni, grazie agli "insetti utili", che da soli sono riusciti a riportare la Cecidomia a livelli di scarso danno. Da noi questo non sta accadendo. La domanda ancora irrisolta è come mai questi insetti antagonisti naturali, presenti nell’ambiente, non riescano ad incrementare il loro numero al punto da diventare importanti. Dobbiamo attendere che ciò avvenga naturalmente.

Nel frattempo, sono consigliate potature e interventi di controllo, utilizzando prodotti consentiti. Già quest’anno è stato fatto. Nel 2023 la Liguria, come anche la Toscana, hanno istituito una rete di monitoraggio dedicata a quest’insetto, che settimanalmente, nel periodo di marzo e aprile, ha fornito consigli agli olivicoltori su come intervenire. I tecnici li seguiranno anche nel 2024. La Cecidomia infesta l’olivo comportando una diminuzione della produzione delle olive senza uccidere la pianta, a differenze della Xilella, che diversamente la porta ad ammalarsi e perfino alla morte. La buona notizia, chiarisce il professor Petacchi, è che la Xilella, al momento, non è un problema che tocca le nostre aree. Inoltre, spiega l’entomologo "Su Xilella, in Italia l’allerta è molto alta e vengono eseguiti controlli anche in Liguria. C’è un impegno importante dei servizi fitosanitari. Noi - aggiunge- abbiamo il problema storico della mosca delle olive, ma questo è un altro discorso. La cecidomia – conclude Petacchi- è stata sempre presente negli oliveti ma solitamente in numero di così bassa entità che quasi non si vedeva, era tenuto a freno da elementi come condizioni climatiche e antagonisti naturali. L’esplosione di questa infestazione ha colto un po’ di sorpresa anche noi ricercatori".

Maria Cristina Sabatini