
La scrittrice e poetessa arcolana, a cui è intitolata la biblioteca civica, aderì al partito fascista e lavorò a Roma per il Minculpop
"Vogliamo rinnegare Ungaretti, Pirandello, Malaparte che simpatizzarono per il fascismo, cancellare la poetica di D’Annunzio, dimenticare Nietzsche?". La domanda la pone la sindaca di Arcola, Monica Paganini, nel momento in cui, oltre trent’anni dopo l’intitolazione della biblioteca comunale a Rina Pellegri, qualcuno punta il dito sull’appartenenza politica della poetessa, scrittrice e giornalista che sarà ricordata sabato, nel cinquantenario dalla morte, nel corso di un convegno sostenuto dall’amministrazione in cui si ripercorrerà la sua lunga produzione letteraria.
Proprio la sua biografia non tace quel passaggio che, alla vigilia del convegno, ha creato un “chiacchiericcio fastidioso”, come alcuni lo hanno definito, che non renderebbe merito alla figura della Pellegri: nata il 29 giugno 1903, figlia di Tito, maggiore del Genio navale, e di Marina Paola Bertagna, aderì al partito nazionale fascista (nel 1936 compose un Inno dei legionari in Africa Orientale). Una scelta politica “riscoperta” (visto che da sempre è nota) e che in questi giorni viene commentata negativamente anche sulle pagine social del Comune. La polemica, insomma, scoppia oggi – nota qualcuno –, non nel 1987 quando le fu dedicata la biblioteca comunale e quando c’erano molti partigiani ancora in vita per i quali l’intitolazione non fu un problema. La gente non si oppose, riconoscendo all’autrice arcolana di aver segnato un grande passo nel panorama della cultura.
Oggi, la sua adesione al fascismo sta invece creando dibattito in Comune dall’impronta storica antifascista. Non è però d’accordo la sindaca, eletta da una coalizione di centrosinistra, esponente del Partito democratico: "Ho una profonda formazione antifascista e democratica, per questo posso rimarcare, in merito all’evento, una altrettanto democratica libertà di pensiero e di conoscenza. Dopo la caduta del fascismo e nella fervente repubblica democratica, Rina Pellegri non subì alcuna emarginazione politica o ripercussione ideologica. Come molti altri poeti, artisti e scrittori del Novecento. Quello di sabato è un momento di conoscenza di una poetessa che fa parte della storia arcolana – spiega Paganini –, nata nel Novecento, con tutte le fragilità di donna provata da gravi eventi famigliari e intimi che ne condizionarono certamente la vita e le opere. Il fatto che non sia stata una coraggiosa partigiana, ideologicamente, per alcuni significa collocarla nell’attivismo fascista, con l’intento semplicistico di screditare il suo valore artistico. Dobbiamo leggere la sua vita nel periodo storico di riferimento e conoscere il contesto in cui i giovani, ancor più se intellettuali, si muovevano, chiamati a fare delle scelte. Non per tutti coraggiose, alcune forse anche obbligate o illusorie. Non è il caso di esprimere opinioni squallide e populiste".
Segnata da un destino doloroso, Rina Pellegri ebbe il nome della sorellina morta di meningite insieme ad altri due fratelli (tre dei sei figli dei Pellegri se ne andarono in una settimana) e per tutta la vita si sentì la seconda Rina. Si definì sempre ’pellegrina’. Dopo il trasferimento a Spezia e il diploma, fu maestra alle elementari di Bocca di Magra nel 1927. ’Frulli d’Ala’ è la prima raccolta di liriche edita nel 1928, seguita da altre due raccolte nel 1933. Aderisce al Fascismo e si trasferisce a Roma dove assume importanti funzioni divulgative nel Ministero della Cultura Popolare. Dopo la guerra, collaborò con la Rai proseguendo la sua partecipazione alla politica militando nel Partito nazionale monarchico. Nel 1950 diede alle stampe la sua raccolta più fortunata, ’Ancore e vele’, per cui viene ascritta alla corrente del realismo lirico’. Nel 1959 uscì il suo libro di memorie Richiamo da una stella, che rievoca con nostalgia membri della sua famiglia d’origine, eventi e personaggi illustri di Arcola. Morì alla Spezia il 17 maggio 1975, le sue spoglie riposano nel cimitero di Baccano di Arcola.
Cristina Guala