
"Il Comune non è un’agenzia immobiliare". Il sindaco di Vezzano, Massimo Bertoni, seppure dispiaciuto per la vendita all’asta del complesso della Fontanazza spiega a chiare lettere che il Comune non avrebbe potuto accollarsi una spesa tanto ingente, perché sia chiaro, 130 mila euro sono la base d’asta, ma gli immobili esistenti sul terreno sono ruderi, da far crollare e ricostruire nel medesimo spazio e con le medesime caratteristiche trattandosi di beni sottoposti a vincoli. E tutto questo fa lievitare i costi almeno fino a 6 milioni di euro: "Noi non siamo un privato – chiarisce Bertoni – che può prendersi i tempi che vuole, all’indomani di ogni acquisto un Comune ha degli obblighi immediati da assolvere, deve già avere il progetto e ben chiaro quello che intende fare. Ne ho accompagnati io di privati a visionare il complesso, ventilando anche l’ipotesi di poter comprare una parte della Fontanazza, ma non è andato in porto".
Qualcuno, ha detto il sindaco Bertoni, aveva anche pensato che quel luogo sarebbe potuto diventare un centro per gli anziani, ma sono stati i conti a far indietreggiare i buoni propositi, troppo salato il saldo non iniziale ma finale. Il Comune di Vezzano, ha fatto ben capire Bertoni, non è poi che ha solo la questione Fontanazza da portare avanti, di beni sul territorio da salvaguardare ce ne sono tanti, uno lo è ad esempio la scuola di Valeriano, adesso dismessa, edificio storico ma in mezzo al bosco, al quale si deve dare un futuro.
Al Comune di Vezzano, in tema Fontanazza, resta il parcheggio che è di sua proprietà, dopo aver sistemato una questione alquanto ingarbugliata e avere in mano il progetto dell’ampliamento per garantire nuovi cinquanta posti e un centinaio di metri di strada per accedere alla parte nuova che sarà realizzata con posti anche per moto. Gli accordi non ci furono fin dall’inizio, ci furono diversi ostacoli, persino una diversa visione sull’applicazione dell’Iva che rischiò di tardare ancora i tempi: "Una vicenda incresciosa – prosegue Bertoni – che finalmente l’anno scorso abbiamo sanato". Si tratta di un esproprio che il Comune ha dovuto pagare "vecchio e nuovo", perché nel corso del tempo il costo è aumentato da 35mila, poi a 58mila euro, e nell’atto finale è costato altri 12.760 euro, "al solo fine di rimuovere ogni ostacolo alla effettiva attuazione dell’accordo transattivo" in pratica per porre una conclusione definitiva a tutta la faccenda in ballo da troppo tempo. I lavori per i cinquanta nuovi posti auto stanno per partire, certo ci sono state varie indagini prima da condurre, quelle geologiche prima di tutto per definire la stabilità del terreno, poi da pulire tutto in una zona purtroppo che molti hanno anche usato come discarica.
Cristina Guala