Fu la casa di Hélène de Beauvoir "Il Comune è stato condannato ma i lavori non vengono eseguiti"

Traformata in struttura ricettiva, è chiusa da anni a causa delle infiltrazioni dalla strada pubblica. Il contenzioso giudiziario prosegue ma nel frattempo l’edificio rischia danni sempre più gravi.

Fu la casa di Hélène de Beauvoir  "Il Comune è stato condannato   ma i lavori non vengono eseguiti"

Fu la casa di Hélène de Beauvoir "Il Comune è stato condannato ma i lavori non vengono eseguiti"

Nel 1300 era un convento poi tolto al clero dalle truppe napoleoniche che vi insediarono il loro quartier generale, all’ombra del castello che oggi è poco più di un rudere ma continua a guardare da una parte il fiume Magra e dall’altra il mare. Quello storico edificio nel cuore del borgo di Trebiano, nel Comune di Arcola, per molti anni fu poi il rifugio della pittrice francese Hélène de Beauvoir, sorella della scrittrice Simone, quindi è diventata una struttura ricettiva. “La Maison de Beauvoir” l’aveva chiamata Nilde Perkovic quando l’aveva aperta, dopo importanti lavori di restauro eseguiti seguendo le indicazioni della Soprintendenza.

Da quattro anni l’attività è chiusa perché le infiltrazioni hanno prima danneggiato la storica dimora e ora ne mettono a rischio la stabilità. Infiltrazioni che arrivano dalla strada e dalle scale comunali ha sentenziato nel marzo del 2020 il tribunale della Spezia che ha condannato il Comune di Arcola al risarcimento dei danni e all’esecuzione delle opere di regimazione delle acque meteoriche necessarie a eliminarle. Ma da allora “La Maison de Beauvoir” è intrappolata nel ginepraio nato dal complicato intreccio tra i tempi della giustizia, le norme, la burocrazia, la lentezza e l’inadeguatezza delle opere pubbliche. Le infiltrazioni mai eliminate hanno costretto Nilde Perkovic a chiudere l’attività ricettiva e l’annesso ristorante. E, più di tre anni dopo quella sentenza, le acque meteoriche continuano a scavare le fondamenta dell’ex convento, mentre le sentenze si moltiplicano e sembra ancora lontana la conclusione di idonei lavori di regimazione delle acque necessari per tutelare il suggestivo borgo di Trebiano oltre l’edificio storico ora proprietà privata.

Non è bastata la sentenza in cui il giudice obbligava il Comune ad eseguire a regola d’arte i lavori indicati dal consulente tecnico d’ufficio che aveva nominato, e neppure l’imposizione di un termine di sei mesi per farli con una penale di 50 euro per ogni giorno di ritardo. Ci sono volute una nuova causa della proprietaria e un pignoramento del conto corrente del Comune per provare ad avere i soldi della penale stabilita dal giudice per il ritardo dei lavori. E una nuova sentenza che ha confermato, a settembre 2022 quindi quasi due anni dopo la prima sulla base della relazione dello stesso Ctu, che le opere pubbliche non erano state eseguite a regola d’arte né completate. Il giudice, nella stessa sentenza, nominava il consulente del tribunale direttore dei lavori per eseguire le opere necessarie a eliminare le infiltrazioni che continuano a minacciare la stabilità dell’edificio di via di Mezzo, nel “cuore” del borgo di Trebiano, scegliendo la ditta a cui affidare l’incarico. A metterci i soldi questa volta doveva essere la proprietaria che poi dovrebbe rivalersi, e quindi riaverli, dallo stesso Comune dal quale non è ancora riuscita ad ottenere neppure il pagamento della penale imposta dal giudice per i quasi due anni di ritardo nella conclusione dei lavori stabiliti nella prima sentenza.

Il contenzioso giudiziario tra l’ente e la proprietà della storica dimora che fu di Hélène de Beauvoir è dunque ancora lontano da una conclusione. Le opere pubbliche non sono fatte, mura e fondamenta continuano a sgretolarsi, l’attività è chiusa da quattro anni e le sentenze restano parole.

Emanuela Rosi