REDAZIONE SARZANA

Ristoranti, il ’Big-Buffalo’ di Santo Stefano Magra chiude dopo 18 anni

Era uno dei locali caratteristici nell’area dove sorgerà il biodigestore. E c’è chi ha già venduto il proprio terreno alla Re.Cos

Chiude dopo 18 anni il Big Buffalo

Santo Stefano Magra, 4 gennaio 2020 - Lo storico ristorante ha chiuso i battenti e la notizia, oltre al rammarico per la perdita gastronomica, apre spiragli non certo confortanti per chi vorrebbe conservare l’aspetto rurale e agricolo della piana di Vezzano e Santo Stefano Magra difendendola da prospettive infrastrutturali.

Dopo 18 stagioni di attività la famiglia Grandi ha terminato la gestione del ritorante "Big Buffalo" uno dei locali caratteristici e molto frequentati della zona al confine tra i due territori ma soprattutto collocato in un’area al centro dell’importante e discusso progetto che prevede la realizzazione dell’impianto biodigestore di trattamento dei rifiuti. Il ristorante ha terminato l’attività a fine anno dopo che era riscattato dalla famiglia Grandi da una precedente gestione e portato avanti 18 stagioni. "Abbiamo chiuso nel mese di dicembre - spiega Marco Grandi - e per ora non è prevista nessuna riapertura. Non entro però sulle ragioni della decisione che sono prettamente personali, in questo momento vogliamo soltanto salutare e ringraziare di cuore i nostri clienti e amici che in tutti questi anni ci hanno concesso la propria fiducia. I progetti di cui si parla in questa zona sono ben conosciuti a tutti, per quanto ci riguarda adesso pensiamo al futuro portandoci via il ricordo di tante belle serate".

La voce della chiusura del ristorante, che logisticamente verte nel Comune di Vezzano, ha fatto il giro della piana e non solo. Sia perchè la fama del Big Buffalo è nota per le specialità culinarie e soprattutto perchè la sua uscita di scena alimenta le tante voci che circolano, e in alcuni casi sembrerebbero anche già certezze, di vendite di terreni e spazi alla società che sta predisponendo il progetto sul biodigestore. Re.Cos cerca spazi e le trattative con i privati sono iniziate da diversi mesi anche se è difficile trovare conferme dell’avvenuta vendita di terreni. Una ammissione, comunque, c’è anche se il venditore del proprio appezzamento immobiliare preferisce restare anonimo.

«Mi si è presentata l’occasione - spiega - e ho venduto. Dobbiamo perfezionare l’atto notarile ma l’operazione è ormai di fatto conclusa. Inutile restare in una zona al centro di previsioni così avanzate che difficilmente non verranno realizzate e pur con dispiacere lascerò questa località pur andando a vivere nelle vicinanze. Il piano di costruzione del biodigestore è pronto e sarà soltanto questione di tempo".

L’area che dalla Macchia arriva a Saliceti è quella indicata dal piano proposto da Re.Cos, partecipata Iren, annunciato a maggio del 2018 e contrastato in tutte le sedi dal comitato nato proprio per dire "no" al progetto e sostenuto da altre associazioni tra le quali il Comitato Sarzana Che Botta ! impegnato in prima linea nelle varie audizioni tenute in Provincia nel corso dell’estate e successivamente in consiglio regionale e commissione territorio. La vendita di campi a vocazione agricola appare dunque come la conseguenza di un percorso che si sta sempre piu’ intensificando.

Massimo Merluzzi © RIPRODUZIONE RISERVATA