L'appello del campione paralimpico Lucchini: "Riaprite gli impianti in montagna"

Le prove ufficiali di Coppa del mondo sono slittate a gennaio. Poi a febbraio i mondiali in Norvegia

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Prato, 27 novembre 2020 - "Sono molto in ansia per il futuro del mondo della montagna. Se non si troverà il modo di riaprire nel periodo natalizio, con le dovute e necessarie precauzioni, tutte le attività economiche che basano la loro sopravvivenza sulla stagione invernale rischiano di chiudere i battenti".

Jacopo Lucchini, campione paralimpico montemurlese di snowboard, in quanto atleta della nazionale italiana ha la possibilità di allenarsi regolarmente, anche durante questa seconda ondata di coronavirus, in quel di Cervinia. Il giovane atleta sta continuando la preparazione in vista delle prossime prove ufficiali di Coppa del mondo in Finlandia, slittate a gennaio causa avverse condizioni meteo e, soprattutto, per arrivare preparato ai mondiali di febbraio, in Norvegia. Ma il pensiero a quel che lo circonda e alle difficoltà che stanno vivendo le stazioni sciistiche e tutte le attività legate al mondo dello sci e della neve emerge con forza nelle sue parole: "La situazione non è bella per nessuno. Fino a poche settimane fa ero a Montemurlo, dalla mia famiglia, e ho ben presenti le difficoltà della nostra zona. In estate ci siamo allenati sullo Stelvio, adesso sono a Cervinia, che è l’unico comprensorio aperto in Italia per consentire gli allenamenti, assieme ai miei compagni di squadra", spiega Luchini.

"Le condizioni per gli allenamenti, con le piste chiuse, sono ideali. Ma vedo che oltre il confine, in Svizzera, ma presto anche in Austria, gli impianti sono aperti o saranno riaperti. Se non si troverà un modo di riaprire gli impianti anche in Italia, credo che il danno sarà enorme: ci sono tantissimi lavoratori, tante famiglie, che basano la loro sussistenza sulle due settimane fra Natale e Befana". E ancora: "Certo non intendo dire che tutto deve tornare come era prima, quando non c’era il coronavirus", precisa il campione montemurlese. "Servono regole chiare, anche stringenti. Mascherina per tutti, ingressi contingentati nei rifugi e negli impianti di risalita e magari anche un numero massimo di skipass giornalieri. Ma sulle piste ci sono molti meno pericoli rispetto ad altri contesti. Senza le attività che lavorano sugli impianti anche il nostro mondo sportivo rischia di subire un contraccolpo incredibile".

Fra l’altro Luchini, primo italiano con disabilità nella storia, è anche riuscito a superare con successo il corso per diventare maestro di snowboard organizzato dal collegio regionale maestri di sci e di snowboard della Regione Veneto. Per il momento preferisce continuare a fare l’atleta e ad inseguire i suoi sogni, dopo la vittoria in coppa del mondo di snowboard cross e l’argento e il bronzo ai mondiali dello scorso anno. In futuro chissà. "Anche volendo non posso esercitare questa professione in Italia in questo momento. Ma non ci penso", conclude Luchini. "Fino al 18 dicembre sarò impegnato con gli allenamenti, poi non vedo l’ora di tornare a Montemurlo per stare con la mia famiglia durante le feste".

L.M.