Ciclista morto, omologata la gara. "Una vergogna, giustizia per Iannelli"

Ciclismo, polemiche e proteste in Toscana per la decisione di omologare la gara nella quale perse la vita il corridore pratese

Giovanni Iannelli

Giovanni Iannelli

Prato, 1 novembre 2019 - L’omologazione della tragica gara del 5 ottobre scorso a Molino dei Torti in provincia di Alessandria, dove perse la vita il giovane pratese Giovanni Iannelli a seguito della terribile caduta in volata, era attesa negli ambienti del ciclismo. Nella decisione del giudice sportivo piemontese Tosco Mariuccia non c’è traccia di nessun provvedimento preso nei confronti di chi ha organizzato quella gara, evidentemente perché il direttore di corsa e la giuria in servizio non hanno segnalato nei loro rapporti nessuna irregolarità. E su questa decisione sui social si sono scatenate le proteste (forti) e le prese di posizione.

Gianni Cantini, direttore di gara fiorentino, componente della Commissione regionale direttori di corsa e sicurezza, nonché coordinatore del settore Studi e Corsi preposta all’insegnamento e alla formazione degli addetti alla sicurezza delle gare ciclistiche, ha scritto “che si è consumata l’ennesima vergogna, e quanto doveva essere fatto non lo è stato da parte degli attori”.

La domanda che in tanti si pongono, è se ci fossero le pur minime misure di sicurezza previste per gli atleti e sulle quali devono vigilare la struttura tecnica regionale nell’approvare la gara, i direttori di corsa, il presidente della società organizzatrice, il collegio di giuria, i direttori sportivi delle squadre alla partenza. “C’erano tutte le misure di sicurezza e le protezioni? – scrive ancora Cantini - A leggere l’omologazione sembra di sì, ma io aggiungo che Giovanni e tutti i ragazzi/e che continuano a correre devono avere maggiore rispetto e invito il Comitato Regionale Toscano a far sentire la sua voce con forza”.

Altro intervento quello di Marco Cavorso che 9 anni fa perse il figlio tredicenne Tommaso, investito da un furgone contromano in fase di sorpasso, mentre Tommy si allenava tranquillamente sulle strade della Valdisieve. Da quel giorno Cavorso si batte senza sosta per la sicurezza di chi va in bici in allenamento e in corsa, con tante iniziative e campagne promozionali. “Giustizia per Giovanni Iannelli – dice Cavorso – che doveva essere tutelato. Non vanno disattese le regole, risparmiando sulle transenne, sulle protezioni. Mi pare un’omologazione frettolosa da parte del giudice sportivo piemontese. Già ho ascoltato le solite frasi, è sempre stato fatto così, è stata una fatalità, un fatto di gara”.

E qui occorre ricordare che la magistratura alessandrina sull’incidente ha aperto un’inchiesta per verificare eventuali errori e omissioni. “Mi auguro che lo faccia rapidamente – conclude Cavorso – perseguendo eventuali responsabili. E chi era presente all’ultimo atto di Giovanni o sa come sono andate le cose, collabori con la giustizia, non domani, oggi, perché oggi è già tardi”.

Sulla omologazione della tragica gara e sulle tante reazioni destinate ad aumentare, abbiamo sentito anche Carlo Iannelli, il padre di Giovanni, che è stato lapidario: “Bastano le loro dichiarazioni”.