ANNA BELTRAME
Cronaca

"Votai Cossiga: era parente di Berlinguer Il Pci una chiesa, io un prete di campagna"

Rosanna Minozzi: "Fu un giorno molto importatnte della mia vita. Il Pd di oggi? Ho ripreso la tessera quando Renzi se n’è andato"

di Anna Beltrame

Rosanna Minozzi, ottant’anni a giugno, una vita per la politica. E’ con Mario Dini la memoria storica della sinistra pratese. Arguta e ironica, la voce profonda e rauca da fumatrice. Tra gli ex parlamentari pratesi è la più anziana: è stata deputata con il Pci per due legislature, la nona e la decima, dal 1983 al 1992. Fu eletta nella circoscrizione che allora si chiamava Firenze - Pistoia, che Prato non era ancora provincia. Era estate, era il 1985, quando anche lei votò Francesco Cossiga presidente della Repubblica.

Come fu per una comunista votare Cossiga, il democristiano con la kappa?

"A un certo punto venne fuori che era l’unico modo di uscire dall’impasse, di trovare un bandolo nella matassa delle trame democristiane, che all’epoca erano molto fitte".

Qualche retroscena su quelle trame?

"Facevo il mio lavoro, dicevo sempre quello che pensavo e le trame non sono mai state nel mio dna. Il Pci era come una chiesa: contavano i cardinali e io, come tanti altri, ero solo un prete di campagna".

Trovare un successore a Sandro Pertini non era facile.

"Lo conoscevo bene, Sandro. Ricordo una telefonata a noi deputate, l’8 marzo: donne, cosa aspettate a venirvi a prendere le mimose?. Ci disse perentorio, ma scherzando".

E Cossiga?

"Intanto era sardo, pareva equilibrato ed era e un po’ parente di Berlinguer. Insomma, poteva starci. E poi chi se lo immaginava che sarebbe diventato il picconatore".

Cosa ricorda del momento in cui venne eletto?

"Ricordo tutto. I corazzieri in alta uniforme, l’ingresso del futuro capo dello Stato, l’atmosfera solenne, quasi sacra, dell’elezione. Fu un giorno molto importante della mia vita".

Sono passati 37 anni. E’ ancora iscritta al Pd?

"Ora sì, ma nel partito ho vissuto anche momenti difficili. Non ho corti né combriccole, valuto le persone per quello che dicono e per quello che fanno; non ho capitani, né padroni. E non ho mai amato Renzi, quando c’era lui la tessera non l’ho mai rinnovata".

Frequenta ancora i vecchi compagni?

"Con la pandemia è più complicato, ma sento spesso Mario Dini, ogni tanto Ilaria Bugetti, ma anche Mauro Vannoni, basta non parlare di politica, perché lui è troppo renziano. Qualche volta la mattina vado in federazione a fare quattro chiacchiere. Ho parlato anche con il nuovo segretario, Marco Biagioni, una brava persona. Però come hanno organizzato il congresso non mi è garbato punto: hanno fatto ragionare gli ospiti e nessuno dell’assemblea. Gliel’ho detto, naturalmente".

E di questa elezione per il Quirinale cosa dice?

"Sento tante chiacchiere in tv e mi annoio. Il più lucido e il più simpatico è Cirino Pomicino, lui sì che lo ascolto volentieri".

Un ex democristiano.

"Nel Pci mi hanno insegnato che non si devono avere nemici, ma avversari politici, con cui scontrarsi e confrontarsi con rispetto, senza trovare marchingegni per avere ragione".

Per la prima volta nessun esponente del centrosinistra pratese parteciperà al voto.

"Quattro anni fa ci siamo fatti imporre un candidato da fuori. Due anni fa alle regionali il Pd di Prato ha ottenuto il secondo miglior risultato in Toscana, ma abbiamo una sola consigliera e un assessore con deleghe non di primo piano. Meglio non aggiungere altro".