REDAZIONE PRATO

Per due giorni si piazzano in casa di ex bancario e gli estorcono 80mila euro

Sei calabresi indagati dalla Procura di Prato. Si vantavano di essere vicini alla 'ndrangheta. Per due giorni "incollati" alla loro vittima

Carabinieri

Prato, 31 marzo 2018 - Legati da parentela e soprattutto da interessi criminali, sei calabresi sono stati raggiunti dall'avviso di conclusione indagini notificati dai carabinieri di Prato nell’ambito di un’inchiesta giudiziaria coordinata dal sostituto procuratore Egidio Celano. Le indagini si sono sviluppate tra Prato, Verona, Reggio Emilia e Crotone. Estorsione e ricettazione sono i reati contestati agli indagati.

I fatti risalgono a circa un anno fa. Il principale indagato è Vincenzo Marchio, imprenditore edile che da anni vive e lavora a Prato, titolare di un’impresa di costruzioni con sede in via Cava. A lui si era rivolto un ex bancario senese residente a Prato per il recupero forzoso di un’ingente somma in denaro vantata da un pregiudicato milanese. Non sapeva che così stava consegnandosi nelle mani di un gruppo di soggetti pericolosi e senza scrupoli, uniti da un forte spirito di complicità, che si vantava di essere vicino ad alcune famiglie della 'ndrangheta.

Marchio, fiutando la consistenza di un possibile (illecito) guadagno, aveva mobilitato i suoi complici: Giovanni Minarchi, residente a Reggio Emilia, il genero Marco Giardino e il nipote Rocco Marchio, entrambi residenti a Isola di Capo Rizzuto (Crotone), tutti nel frattempo colpiti da misure di arresto e anche di altri obblighi restrittivi. Il gruppo non esitò ad affrontare il viaggio per raggiungere la Toscana e mettersi al servizio di Vincenzo Marchio.

Illusero la vittima del loro interessamento, ma in realtà miravano solo a estorcere gli 80mila euro pattuiti con l'ex bancario facendogli credere di aver recuperato il denaro. Al suo rifiuto, avendo capito che era finito in una trappola, scattarono le reiterate intimidazioni che alla fine costrinseo la vittima a pagare gli 80mila euro. Particolare agghiacciante: Marchio e Minarchi, secondo quanto riportano i carabinieri, raggiunti poi da Rocco Marchio, arrivarono perfino a insediarsi stabilmente nell’abitazione della vittima, ovviamente senza il suo consenso, minacciandolo ripetutamente anche con racconti raccapriccianti di loro precedenti di violenza, imponendogli per due giorni consecutivi – giorno e notte- la loro presenza, pretendendo il pagamento della cena in un ristorante del centro, ma anche seguendolo in ogni suo spostamento e impedendogli autonomi movimenti. Tutto ciò fino a quando non lo hanno definitivamente costretto a reperire il denaro per poi recapitarlo ai suoi aguzzini tramite due bonifici on line su un conto corrente di appoggio facente capo ad una testa di legno che faceva capo a una società edile.

Gli accertamenti bancari condotti dai Carabinieri hanno consentito la ricostruzione di tutti questi movimenti, ma anche l’individuazione di altri due complici: si tratta di Umberto Ferrara ,residente a Serravalle Pistoiese, considerato prestanome per conto di Vincenzo Marchio nella gestione di una cooperativa edile – ma di fatto operaio alle sue dipendenze- e Marianna Martino, moglie di Minarchi, residente a Reggio Emilia.

Le indagini hanno inoltre permesso di accertare come il gruppo di indagati non fosse attrezzato solo nell’eseguire attività delittuose, ma anche collaudato nell’organizzarne la gestione del profitto. I soldi, infatti, grazie alla complicità di Ferrara, Rocco Marchio e Marianna Martino, sono stati movimentati mediante conti correnti d’appoggio e false fatturazioni, quindi divisi tra i complici con ulteriori operazioni di giroconto, per poi confluire definitivamente tra la Toscana, l’Emilia Romagna e la Calabria.

La Procura di Prato rivolge anche un appello: chi si trova in situazioni simili si rivolga immediatamente alle autorità.