Virus cinese, ora le scuole chiedono certifcati dopo un giorno di assenza

Sale in città l'attenzione per il coronavirus. Ma i pediatri e l’assessore Biancalani: 'Non ha senso fare richieste ingiustificate'

Cittadini cinesi con la mascherina

Cittadini cinesi con la mascherina

Prato, 15 gennaio 2020 - Mascherine alla bocca, controlli medici molto frequenti, certificati di guarigione chiesti dalle scuole ai bambini assenti anche un solo giorno. Cresce la preoccupazione anche in città intorno al coronavirus responsabile finora di 26 decessi in Cina e di misure di controllo fra le più imponenti che si ricordino, con intere metropoli cinesi in isolamento.

In Toscana non c’è allarme, come ha ripetuto anche la Regione solo due giorni fa, ma nella città in cui vive la più grande comunità orientale d’Europa in rapporto al numero degli abitanti è quasi naturale che la preoccupazione sia alta. "Ogni giorno il ministero della salute dirama una circolare con gli aggiornamenti sul coronavirus – spiega l’assessore alla salute Luigi Biancalani –. Non c’è nessuna allerta, è giusta l’informazione ma è importante anche mantenere la calma perché non si scateni una psicosi che non ha alcuna ragione di esistere nella nostra città". 

A tal proposito Biancalani segnala i casi di alcune scuole che avrebbero chiesto ai bambini di portare il certificato medico di perfetta guarigione anche dopo un solo giorno di assenza. In altre invece le mamme hanno chiesto di mettere il disinfettante nei bagni. "La legge regionale prevede che le famiglie presentino il certificato medico se il figlio viene mandato a casa da scuola per patologia, cioè con la febbre o sintomi influenzali, oppure dopo cinque giorni di assenza. Se non si verificano questi casi il certificato non è dovuto e quindi non può essere chiesto", spiega la responsabile dei pediatri Luciana Biancalani. "Non ha alcun senso chiedere i certificati medici se un bambino manca da scuola un giorno, altrimenti si alimenta la preoccupazione senza motivo", aggiunge l’assessore Biancalani.

Alcune abitudini comunque sono cambiate. E a quanto pare in città il coronavirus spaventa più i cinesi che i pratesi: "Ho notato che in ambulatorio adesso vengono molti più genitori orientali a far visitare i figli che presentano sintomi come raffreddore o tosse – aggiunge Biancalani – I cinesi, in questo momento, stanno molto più attenti e si fanno visitare molto di più, è salita l’attenzione verso le condizioni di salute". 

Non solo maggiori controlli dai pediatri di famiglia ma anche protezione totale dai batteri. I cinesi che vivono in città, a partire dai bambini che frequentano le scuole, dalla comparsa del coronavirus in Cina si muovono con la mascherina alla bocca anche qui. Nella circolare diramata dal ministero della salute sono indicati i sintomi più comuni che consistono in febbre, tosse secca, mal di gola, difficoltà respiratorie. "Le informazioni attualmente disponibili – si legge nella nota – suggeriscono che il virus possa causare sia una forma lieve, simil-influenzale, che una forma più grave di malattia".  

Silvia Bini © RIPRODUZIONE RISERVATA