Villoresi e il grande esempio di Frida "Ci insegna a non arrenderci mai"

La grande attrice pratese torna al Politeama con uno spettacolo sull’indimenticabile artista messicana "All’inizio ero scettica per quella sua immagine inflazionata, ma mi sono ricreduta: è perfetta per questi tempi"

Migration

di Guido Guidi Guerrera

Pamela Villoresi torna nella sua Prato con uno spettacolo sull’indimenticabile artista Frida Kahlo. Una recita dai toni vibranti, dai significati particolarmente coinvolgenti proprio a ridosso dalla Giornata Internazionale contro la violenza di cui sono vittime le donne, che si svolgerà giovedì. Il titolo è di per sé un inno: Viva la Vida.

Pamela Villoresi, perché Frida Kahlo?

"In realtà me lo sono chiesta anch’io. All’inizio quando il regista mi ha proposto la parte ero scettica per via di quell’immagine della Kahlo fin troppo inflazionata, messa perfino in vendita sulle bancarelle per turisti".

Cosa le ha allora fatto cambiare idea?

"Ho letto il bellissimo libro di Cacucci e così mi sono lasciata convincere. Soprattutto perché la lezione che lei ci ha lasciato è quella del non arrendersi mai di fronte a qualsiasi difficoltà, a saper lottare e vincere. Un esempio particolarmente adatto al periodo pieno di prove pesanti che stiamo attraversando".

Frida è una donna forte e fragile nel contempo...

"Frida rimane immortale perché dopo aver subito ben trentatre operazioni in seguito all’incidente ha dimostrato una incredibile forza di resilienza. Come tutti gli esseri umani diventava fragile quando metteva in gioco i suoi sentimenti. Ma per noi gente di spettacolo si è rivelato un modello perfetto cui riferirsi quando abbiamo vissuto l’incubo dei teatri a sipario chiuso".

Quanto di Frida c’è in Pamela? "La grande voglia di libertà e l’esigenza imprescindibile di ottenere rispetto per quello che sono e che faccio, prerogative della mia personalità che già a quindici anni erano evidenti. Sono una combattiva nata, anche se per fortuna non mi sono dovuta mai confrontare con le gravi avversità patite da Frida nella sua avvincente ma travagliata esistenza".

Lo spettacolo oscilla tra corteggiamento della morte e dell’amore.

"Esatto, gli elementi di eros e thanatos coabitano in scena come nella vita della Kahlo. La grande esplosione di sentimenti ma anche la serena resa di fronte alla morte come scelta consapevole: è questo che ho cercato di rappresentare".

Più innamorata di Diego o di Chavela Vargas?

"Di Diego, senza dubbio. Il rapporto lesbico con Chavela è stato importante nell’ultima fase della sua esistenza, ma Diego secondo le sue stesse parole era l’unico che non appena la prendeva tra le braccia aveva il potere di far sparire ‘La Pelona’, cioè la morte".

Adesso lo spettacolo debutta al Politeama Pratese, un po’ come tornare a casa...

"E’ una sensazione meravigliosa fare ritorno nella mia città. E il Politeama rimane un luogo di ricordi incancellabili della mia giovinezza e del mio affettuoso rapporto con Roberta Betti, per tutti indimenticabile".