Ucciso a coltellate, salva la compagna: "E’ stato Christian a farci questo"

Prato: coppia aggredita in maniera brutale, la donna ferita riesce a urlare e chiedere aiuto. Ma ora è sedata e non può parlare. Il movente resta un mistero

Il sopralluogo dei carabinieri (Attalmi)

Il sopralluogo dei carabinieri (Attalmi)

Prato, 30 settembre 2020 - L’ha ucciso con una coltellata fra il collo e la spalla. Ma aveva già infierito su di lui con diversi fendenti che gli hanno provocato una serie di emorragie interne. "Erano amici", dicono tutti in paese. Mirko Congera, 44 anni, originario di Messina ma residente da anni alla Querce, è morto così, nella notte fra lunedì e martedì, per mano dell’amico con cui lo vedevano girare spesso nella frazione. E’ stata una questione di attimi perché Christian Ottavi, italiano di 43 anni ma nato in Belgio, fermato per l’omicidio di Congera e il ferimento della compagna di quest’ultimo, avrebbe potuto ammazzare anche lei, Daniela Gioitta, 42 anni, rimasta ferita gravemente alla gola. Si è salvata per miracolo riuscendo a sfuggire all’uomo, che l’ha rincorsa nella corte esterna della casa di via Firenze 204 dove si è consumata la tragedia e poi dando indicazioni sull’identità dell’aggressore alle forze dell’ordine. L’omicida non è riuscito a infierire su di lei solo grazie all’intervento dei parenti della donna che hanno sentito le grida e sono accorsi in suo aiuto. Un omicidio brutale su cui i carabinieri del Nucleo Investigativo stanno indagando dalla notte scorsa per mettere insieme i tasseli e, soprattutto, capire che cosa è passato nella mente di Christian Ottavi – anche lui residente alla Querce, poco distante dalla casa dalle vittime – e quale sia stato il movente che ha scatenato la violenza omicida. Ottavi, assistito dall’avvocato Gabriele Braschi, fermato nella notte, si è avvalso della facoltà di non rispondere chiudendosi in un silenzio assoluto. Adesso si trova alla "Dogaia" in attesa dell’interrogatorio di garanzia. Daniela Gioitta, unica testimone dell’omicidio, è ricoverata in ospedale. E’ sedata dopo il delicato intervento alla gola a cui è stata sottoposta nella notte. La donna non è in pericolo di vita, ma ha riportato una prognosi di 30 giorni. Secondo quanto ricostruito, Ottavi si è presentato a casa della coppia intorno a mezzanotte e mezzo di lunedì. Ha bussato alla porta e Congera lo ha fatto entrare. Ci sarebbe stato un breve diverbio. Poi Ottavi avrebbe preso un coltello – non è chiaro se lo avesse già con sé – e ferito Congera. Il fendente mortale è stato quello inferto fra il collo e la spalla. L’uomo è caduto a terra in una pozza di sangue. A questo punto, è intervenuta Daniela che è corsa sul compagno piegandosi su di lui per cercare di aiutarlo. E l’omicida – accecato dalla foga del momento – si è avventato anche su di lei colpendola ripetutamente. La donna ha avuto la prontezza di uscire da casa e precipitarsi nel cortile per chiedere aiuto. L’ultima coltellata l’ha ricevuta sulla porta di casa, tant’è che ieri mattina sulla soglia era ancora ben visibile la pozza di sangue. La donna ha avuto la forza di mettersi a gridare disperata. Nella piccola corte, in via Firenze, dal civico 204 al 220, abitano praticamente tutti i suoi familiari: i genitori, la sorella, la zia, i cugini. "Ho sentito le urla disperate di Daniela e sono sceso giù – racconta sconvolto il cugino della donna, Giacomo Simonella – Il sangue era dappertutto, sembrava una mattanza. L’ho soccorsa e ho chiamato l’ambulanza. Sono scioccato, è stato terribile". Nel frattempo Ottavi era già scappato. Daniela continuava a ripetere il suo nome: "E’ stato Christian, Christian Ottavi". L’ha detto ai familiari, lo ha ripetuto più volte ai soccorritori e ai carabinieri arrivati sul posto insieme alla Scientifica. In meno di 20 minuti, i militari dell’Arma erano a casa del presunto assassino, a 200 metri di distanza dal luogo dell’omicidio. "Aveva le mani e gli abiti sporchi di sangue", spiega il procuratore Giuseppe Nicolosi. L’uomo è stato portato in caserma in via Picasso e sottoposto a interrogatorio ma si è avvalso della facoltà di non rispondere lasciando avvolto nel mistero il motivo del folle gesto. Nella casa della coppia i carabinieri hanno sequestrato un coltello da cucina che potrebbe essere l’arma del delitto.