Prato, 1 ottobre 2024 – L’ha soffocato con un cuscino perché “non poteva più vederlo soffrire così”. Poi ha afferrato un coltello e ha tentato di uccidersi colpendosi alla gola, per fortuna in modo non grave. La tragedia si è consumata domenica sera a Vernio, nella centrale via Bisenzio 4, a pochi passi dalla caserma dei carabinieri e dal supermercato. Un dramma che nessuno poteva prevedere ma che, purtroppo, può accadere quando le famiglie si trovano costrette ad accudire persone care gravemente malate. E’ in questo contesto di dolore, sofferenza e disperazione che si è consumata la tragedia di Vernio. Roberto Elmi, 87 anni, autotrasportatore in pensione, affetto da Alzheimer, è stato ucciso domenica dalla moglie Anna Maria Mascii, 82, nella loro casa in via Bisenzio. Secondo quanto ricostruito, l’anziana avrebbe soffocato il marito con un cuscino nella camera da letto. Poi ha preso un coltello e lo ha rivolto contro se stessa nel tentativo di togliersi la vita.
A dare l’allarme è stato il figlio della coppia, allarmato in quanto i genitori non rispondevano al telefono. Sul posto si sono subito recati i soccorritori, l’ambulanza del 118 con il medico e i carabinieri della vicina stazione. La preoccupazione del figlio era fondata: i sanitari hanno trovato la donna a terra ferita mentre il marito giaceva nel letto privo di vita. Mascìì è stata portata in ospedale in codice rosso. In realtà le sue condizioni di salute era buone: nel tentativo di uccidersi si è solo ferita in maniera superficiale alla gola. L’anziana era chiaramente sotto choc.
Si trova tutt’ora trattenuta in ospedale sotto osservazione, piantonata dai carabinieri a cui sono state affidate le indagini. Nella serata di domenica è stata sentita dal pm Alessia La Placa. L’anziana ha confermato la versione dei fatti, così come era stata ricostruita immediatamente dopo il ritrovamento del cadavere del marito in casa. Ha anche parlato dei problemi di salute dell’uomo: da oltre un anno era affetto da Alzheimer. Era completamente cambiato, era diventato difficile gestirlo e accudirlo tanto da gettare la moglie nella disperazione. La donna ha anche spiegato di aver tentato di togliersi la vita ma di non essersi riuscita. La procura ha aperto un fascicolo a suo carico con l’accusa di omicidio volontario del marito. Al momento si trova in stato di arresto in ospedale, sorvegliata dai militari. Un atto dovuto in quanto, nonostante la pietà che si può avere in casi simili, tecnicamente si tratta comunque di un omicidio volontario.
Una tragedia che non può che far tornare alla mente due episodi simili, avvenuti a Prato rispettivamente nel 2013 e nel 2007. Il primo risale alla notte fra il 12 e il 13 settembre 2013, quando Sergio Maranghi, all’epoca 86 anni, strangolò la moglie Maria Grazia Centauro, 81 anni, mentre dormiva. L’anziano raccontò di essere stato preso dalla disperazione in quanto la moglie era malata ed era appena rientrata da un ricovero all’ospedale. Secondo quanto emerse, l’anziano era stanco di vederla soffrire. Fu condannato in primo grado a sei anni e 4 mesi per omicidio.
L’altro tragico episodio si è consumato il primo dicembre 2007 al vecchio ospedale. Vitangelo Bini, all’epoca 77 anni e vigile urbano a Firenze in pensione, uccise la moglie Mara Tani, 81 anni. Bini ammazzò la moglie malata terminale di Alzheimer quando era ricoverata in ospedale. Il pensionato prese una pistola e sparò tre colpi alla moglie coprendole volto con un cuscino in modo da non bruciarle la pelle del viso con lo sparo. Lo fece quando i medici gli comunicarono che non c’erano più speranze per Mara di cui si era preso cura per tanti anni. Bini fu condannato in via definitiva a sei anni e sei mesi per omicidio volontario. Il presidente Sergio Mattarella gli ha concesso la grazia evitando così il carcere all’anziano.
Laura Natoli