"Ti taglio la gola", poi la picchia . Cinque anni al marito violento

E’ finito a processo dopo la denuncia della moglie un cinquantenne di Montemurlo. E’ arrivato anche ad agitarle di fronte al volto alcuni coltelli. Un anno fa l’ultima sfuriata in presenza dei figli.

Era arrivato a minacciarla agitandole in faccia alcuni coltelli. L’aveva presa a calci e pugni e poi aveva minacciato di farle del male, molto male. "Ti spezzo le gambe", le aveva gridato di fronte ai figli. E ancora: "Ti taglio la gola". Anni di inferno. Un incubo che aveva creato nella donna un forte stato di prostrazione e di paura al quale alla fine si è ribellata. Il marito violento, 51 anni di Montemurlo, è stato condannato ieri mattina dal giudice Santinelli a cinque anni e due mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia e lesioni. Il pm aveva chiesto una condanna a tre anni ma il giudice è andato oltre riconoscendo la gravità degli episodi che erano emersi dalle carte del processo.

Gli episodi sono andati avanti per alcuni anni. La goccia che ha fatto traboccare il vaso risale al marzo dell’anno scorso quando l’uomo ha superato ogni limite. Una sera è tornato a casa dopo aver alzato un po’ troppo il gomito. Si è scagliato contro la donna di fronte ai figli minorenni, come era accaduto in altre occasioni. L’ha colpita sul viso lanciandole addosso alcuni oggetti. Voleva buttarla fuori di casa ma, per lei, la misura era colma: aveva sopportato abbastanza. Quella sera si fece refertare al pronto soccorso è poi ha sporto denuncia. A intervenire in difesa della mamma fu anche uno dei figli che poi ricevette le stesse minacce da parte del padre. Minacce che l’uomo, completamente fuori di sé aveva ripetuto anche di fronte ai carabinieri che nel frattempo erano intervenuti.

La ricostruzione che la donna ha fornito della sua relazione con il marito è stata riconosciuta attendibile. Dopo la denuncia le indagini si sono messe immediatamente in moto. Alla denuncia della donna sono stati allegati anche diversi referti del pronto soccorso. Ieri la condanna in primo grado che però è sembrata la fine di in cubo per la donna e i suoi figli.

L.N.