
Sulle tracce della Brigata Buricchi A 99 anni in cima al monte Javello "Avere il moschetto rotto mi salvò"
Classe 1924, un uomo alto, portamento ancora eretto, nonostante l’età, occhi lucidi che si sono inumiditi ulteriormente quando il gruppo che si è riunito attorno a lui ha intonato "Bella ciao". E’ stata una cerimonia toccante quella che ha ricordato il 25 aprile sulla vetta dello Javello, proprio grazie alla presenza di un "pezzo" di storia, Ugo Giagnoni, che su quei monti nel 1944 c’è stato un bel po’ e che si è salvato dalla sorte toccata ai fratelli della Brigata Buricchi, con cui aveva condiviso le sorti per mesi, grazie a un’intuizione e per la fortuna, nella sfortuna, di essersi trovato disarmato. Giagnoni, originario di Sant’Ippolito di Vernio, luogo dove tutt’ora abita, è stato accompagnato ieri nei luoghi che non rivedeva da quarant’anni dalla stessa squadra che ha ideato il sentiero "Tramonto di un’alba", ovvero un percorso provvisto di cartellonistica, che parte dai Faggi di Javello e arriva a Figline, la stessa strada che fecero i partigiani della brigata Buricchi quando, il 6 settembre del 1944, finirono nelle mani dei tedeschi. Giagnoni non era con loro quella notte e lo spiega in un libro, portato alla cerimonia dalla figlia, che insieme al fratello e alla nipote hanno accompagnato il 99enne a rivedere i posti che per lui hanno significato tanto.
"Manfredo era del 1924 come lui – racconta Ugo nel libro, da una testimonianza raccolta quando la memoria era ancora buona, come ha spiegato la figlia - e andavano a ballare insieme la domenica. Manfredo morì nella calata verso Figline. Manfredo e io eravamo disarmati, lui aveva una pistola di piccolo calibro e io avevo un moschetto che avevo prestato per un’azione, che mi fu riportato rotto e inutilizzabile. Gli dissi che in queste condizioni non potendo combattere, sarei ritornato dalla mia famiglia che era sfollata in Canvella. Manfredo non sapendo dove fossero i suoi famigliari decise di restare. Io chiesi il permesso al capo squadra e tornai dalla mia famiglia". Il resto è storia, ricostruita nei dettagli grazie a ricerche che tutt’ora continuano e restituita a chi la volesse approfondire con la realizzazione del sentiero, un sito Internet (https:tramontodiunalba.wordpress.com) e iniziative che ogni anno ripercorrono gli eventi del 1944. A monte del lavoro svolto ci sono diverse associazioni, le stesse che hanno organizzato la deposizione dei fiori al cippo realizzato da Gilberto Tozzi, fra cui il gruppo di ricerca di Mauro Torlai e Mario Vignolini, l’associazione 6 Settembre, l’associazione Volontari C.s.n., l’ Anpi sezione "Brigata Buricchi", Sentieri Partigiani, il circolo Arci 29 Martiri e il Gruppo Trekking Storia Camminata di Montemurlo.
Claudia Iozzelli