LUCA BOLDRINI
Cronaca

I quattordici che fecero l’impresa. Così nacque il mitico Sporting

Nel libro di Jacopo Calò Carducci la storia del club

La foto della prima riunione all’Hotel Palace: presente tutto il gotha della città

Prato, 21 aprile 2019 - Ci sono i nobili per titolo, come la marchesa Elisa Baciocchi Adorno Rosselli del Turco negli Imperiali di Francavilla; perché sia importante per questa storia lo vedremo tra poco. E poi ci sono i nobili senza titolo, ma d’animo, quelli che hanno mostrato coraggio e che hanno costruito qualcosa per la loro città. E’ il caso dei quattordici pratesi che sottoscrissero l’atto costitutivo di quello che sarebbe diventato uno dei miti cittadini: lo Sporting. Se oggi in via Firenze c’è un circolo modello, tempio del tennis e non solo, è merito loro. Già, il tennis: in via Firenze infatti convivono due realtà distinte eppure inscindibili, perché accanto allo Sporting c’è il Tennis Club Prato, che gestisce la struttura e si occupa di attuare i fini sociali del club (oggi ne è presidente Riccardo Marini).

Una storia affascinante, ricostruita mirabilmente nel libro «Lo Sporting: come tutto ebbe inizio» scritto dall’avvocato Jacopo Calò Carducci. E lui la storia la conosce bene, perché dello Sporting è stato presidente dal 2012 all’anno scorso, quando gli è succeduto Enrico Bruni, e perché suo padre Saverio fu tra quei quattordici coraggiosi che diedero inizio a tutto.

E da lui attingiamo per ripercorrere quella storia incredibile. Per citare l’autore della prefazione, Sandro Veronesi, «non più, purtroppo, tempi per fondare quartieri, circoli, città; e tuttavia anche solo raccontare quel tempo è un dovere da assolvere».

Quindi, come nacque lo Sporting?

«Era l’autunno del 1971 e tutti facevano capo all’Etruria – spiega Calò Carducci – ma la struttura era del Comune e necessitava di continui interventi di manutenzione, poi nelle ore di punta era difficile trovare campi da tennis liberi. Così nacque un’idea coraggiosa: farsi il proprio club, qualcosa che sarebbe rimasto a loro e ai loro figli».

In pochi anni l’idea diventò realtà.

«Oggi sarebbe impensabile. trovarono questa villa del Settecento in via Firenze dove viveva la marchesa Elisa Baciocchi Adorno Rosselli del Turco negli Imperiali di Francavilla, che l’aveva venduta qualche anno prima a Dino Baldassini e Mario Coppini. Fra quei quattordici futuri fondatori dello Sporting ce n’erano diversi che avevano un ottimo rapporto con Baldassini: Antonio Lucchesi, Renzo Marchi, Giannetto Guarducci e soprattutto Franco Kistermann, che era il suo vice alla presidenza dell’Ac Prato. Come racconta lo stesso Kistermann, in mezz’ora l’accordo fu stretto per 140 milioni di lire».

Dicevamo che questa è anche una storia di coraggio.

«Risalta il loro spirito d’iniziativa. Nel maggio 1972, nello studio del notaio Balestri, dei venticinque attesi se ne presentarono quattordici. Decisero di andare avanti lo stesso, dopo un attimo di sbandamento, nonostante questo significasse rivedere i conti che erano stati pensati appunto per un numero maggiore di partecipanti».

Poi nacque il Tc Prato.

«Fu costituito per gestire l’immobile e l’attività sportiva. Chi era socio dello Sporting doveva essere anche socio del Tennis Club. Ed è diventato un’eccellenza nazionale, vincendo scudetti e organizzando grandi eventi, dalla Coppa Davis al torneo internazionale».

Eppure anche un progetto così bello trovò degli oppositori.

«Quando fu presentato il progetto, i vicini di quartiere si risentirono, temevano per la quiete della zona. Scrissero al sindaco chiedendogli che il Comune negasse il via libera. Fu Antonio Lucchesi, primo presidente, a risolvere tutto durante un’infuocata assemblea coi residenti alla circoscrizione: disse che la scuola tennis sarebbe stata aperta alla città e gratuita per i bambini del quartiere».

Saverio Calò Carducci, suo padre, fu tra i fondatori.

«Scrisse gli statuti dello Sporting e del Tc Prato insieme a Guarducci e Marchi, ne è stato presidente dal 1976 al 1988, sarebbe contento di vedere il circolo come è oggi: una realtà in ottima salute, con un bilancio esemplare».

E allora i nomi di quei quattordici vanno elencati uno per uno, in ordine alfabetico: Saverio Calò Carducci, Giannetto Guarducci, Mario Iandelli, Sergio Innocenti, Franco Kistermann, Antonio Lucchesi, Fernando Magnolfi, Renzo Marchi, Paolo Meoni, Umberto Pacinotti, Luciano Pedrizzetti, Renzo Pini, Raffaello Romagnioli, Giannino Veronesi. Peccato solo non poter citare tutti i nomi dei personaggi che poi quella storia l’hanno continuata, ognuno di essi meriterebbe un libro: dal campione Loris Ciardi all’aviatore Marcello Vannucci, da Paolo Cecchi a Lapo Focosi, da Carlo Palli a Marcello Mazzoni e mille scuse a tutti coloro che non sono stati citati.