Sesso con l'allievo, il figlio è del ragazzino. Il Dna smentisce la "prof"

Il piccolo, di pochi mesi di vita, è frutto della relazione proibita fra l'infermiera-insegnante e l'adolescente, oggi 15enne

Gli avvocati della donna indagata, Mattia Alfano e Massimo Nistri (foto Attalmi)

Gli avvocati della donna indagata, Mattia Alfano e Massimo Nistri (foto Attalmi)

Prato, 12 marzo 2019 - Quel figlio di cinque mesi è il frutto della relazione segreta scoppiata fra la 35enne operatrice sanitaria e insegnante privata d’inglese e il suo allievo, che oggi ha 15 anni. A confermare che la paternità del bambino, nato nell’autunno 2018, è da attribuire al ragazzino sono stati i risultati delle analisi del Dna. Risultati che ieri hanno segnato una svolta nell’inchiesta a carico della donna, sposata, già con un figlio e indagata per atti sessuali con minore dopo la querela presentata dai genitori del quindicenne.

Il tampone è stato eseguito venerdì al neonato e al giovane studente, che ha intrattenuto con la donna una relazione che sarebbe iniziata quando era ancora tredicenne. Gli esiti del test sono arrivati nella serata di ieri, mentre la donna era in procura accompagnata dagli avvocati Mattia Alfano e Massimo Nistri per rendere testimonianze spontanee sulla vicenda. Un incontro con il procuratore Giuseppe Nicolosi e i due sostituti Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli, ai quali è affidato il caso, che i legali della donna avevano richiesto fin dal mattino. Incontro accordato dalla procura e che ha avuto inizio intorno alle 17.

La donna è giunta a palazzo di giustizia a bordo di una macchina ed è salita fino al terzo piano della procura sfuggendo agli occhi della folla di giornalisti che attendevano il suo arrivo. Il marito, che era a conoscenza di tutto, è arrivato da solo per restare accanto alla moglie in un momento così delicato, anche se non ha potuto starle a fianco nel momento in cui le dichiarazioni spontanee della moglie si sono trasformate in un interrogatorio durato circa tre ore. Al confronto ha partecipato invece il capo della Squadra mobile, Gianluca Aurilia, che venerdì scorso ha eseguito la perquisizione nella casa della signora, acquisendo il suo telefono cellulare insieme alla cartella di maternità del piccolo. Nessuna dichiarazione della donna al termine della lunga giornata che si è conclusa dopo le 20. La signora insieme al marito ha lasciato il palazzo di giustizia, passando per un’uscita secondaria, lontana dai giornalisti. A parlare per lei i due avvocati Alfano e Nistri, mentre l’interrogatorio e le attività di indagine sono stati secretati per decisione del procuratore Nicolosi.

"La nostra assistita – hanno detto i due legali – ha fornito dichiarazioni spontanee e ha deciso di rispondere alle domande, rinunciando ai termini a comparire per velocizzare il tutto nell’interesse dei minori coinvolti e delle famiglie stesse". Nelle circa tre ore di interrogatorio non sono stati presi provvedimenti da parte della procura nei confronti della donna. Solo nei prossimi giorni saranno ascoltate dalla Squadra mobile persone che sarebbero informati sui fatti. Nella denuncia presentata dalla famiglia dello studente, infatti, ne sono state indicate alcune alle quali la donna avrebbe detto che il figlio non era del marito ma del ragazzo. Ragazzo che era stato poi informato dalla sua stessa insegnante di queste "rivelazioni" e che per questo era entrato ulteriormente in crisi.

"La signora ha detto tutto quello che doveva e ha usato il tempo necessario per spiegare una situazione complessa – hanno chiuso i due avvocati della donna – Ora è abbastanza tranquilla. Come succede in questi casi, raccontare forse è la migliore strada per poter stare meglio. Il dialogo è stato distensivo e pieno di umanità da parte della procura".