Insegnante accusata di una relazione con un 14enne, i messaggini al setaccio: "Rispondimi"

Dall’analisi dei messaggi non sono emerse frasi compromettenti, ma si cerca di capire se ci sono conversazioni cancellate dalla memoria. Attesa per il dna sul bambino

Le indagini vengono coordinate dalla Squadra Mobile

Le indagini vengono coordinate dalla Squadra Mobile

Prato, 11 marzo 2019 - "Perché non rispondi? Rispondimi". Così l’infermiera di 35 anni, indagata dalla procura di Prato per violenza sessuale su minore, cercava con insistenza al cellulare lo studente delle scuole medie al quale faceva ripetizioni d’inglese e dal quale avrebbe avuto un bambino. Lo testimonierebbero alcuni alcuni messaggi trovati nel telefono cellulare del ragazzo, finito insieme alla donna nell’occhio del ciclone di un caso clamoroso.

Il telefono contenente le chat incriminate è stato consegnato dalla madre del ragazzo ("Oggi un quindicenne prestante e di bell’aspetto" lo descrive chi lo conosce) agli investigatori della Squadra mobile nel momento in cui lei stessa ha presentato querela contro l’insegnante che dava ripetizioni di inglese a suo figlio. Un comportamento, quello della stessa insegnante, ritenuto fin troppo insistente da parte della famiglia del ragazzino che si è allarmata soprattutto dopo che lui ha raccontato che la frequentazione con la donna si era trasformata in una relazione che sarebbe sfociata in rapporti sessuali. Rapporti dai quali sarebbe poi nato un figlio, o almeno così la donna avrebbe confessato al ragazzino. Che alla fine, non riuscendo più a sopportare il peso della cosa, l’ha raccontato ai genitori.

Una rivelazione che ha portato la famiglia del minore ad agire, passando alle vie di fatto con una denuncia verso la donna precedentemente conosciuta in palestra. Sono pochi i messaggi ancora visibili nella cronologia del telefono del ragazzo, che adesso è nelle mani esperte di un tecnico che cercherà di recuperarne quanti più possibile dalla memoria interna. Finora non sarebbero comparsi frasi compromettenti o emoticon come cuoricini e baci che possano far pensare ad una relazione amorosa. O neppure riferimenti a qualche episodio o incontro particolare vissuto dal giovanissimo e dalla donna durante le lezioni private che venivano impartite a casa. Ma quell’insistenza della donna nel cercare dal ragazzo una risposta che non arrivava viene comunque ritenuta "sospetta".

Le chat ora sono al setaccio con l’obiettivo di fornire qualche elemento in più, utile a ricostruire il rapporto intercorso fra il ragazzino e l’infermiera. E’ probabile che parte dei messaggi possa essere stati cancellati. I telefoni cellulari, quello sequestrato all’infermiera, che è sposata, e quello fornito dai genitori del ragazzo alla polizia, potranno dire qualche cosa in più dopo che i tecnici avranno vagliato le memorie e riportato alla luce i messaggi (se ci sono) cancellati dalla cronologia. Un lavoro che richiede qualche giorno di tempo, mentre il procuratore Giuseppe Nicolosi e i sostituti procuratori Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli attendono l’esito dell’esame del dna. Gli accertamenti tecnici sul patrimonio genetico dei neonato e dei ragazzino sono già stati eseguiti in un ambulatorio dell’ospedale di Careggi e le risposte sulla presunta paternità arriveranno probabilmente martedì. Saranno determinanti per dirimere un giallo assai complicato.

La donna intanto ha chiesto di essere interrogata al più presto dagli inquirenti.