SILVIA BINI
Cronaca

Scuola in prima linea: "Sempre più giovani fragili. Lezioni su rabbia e amore"

Dirigenti e professori sono impegnati con progetti specifici su temi delicati come bullismo, affettività, rispetto. In classe sessuologi, criminologi e psicologi. Programmi nella maggior parte dei casi autofinanziati dagli istituti.

Il disagio giovanile viene affrontato nelle scuole con progetti specifici

Il disagio giovanile viene affrontato nelle scuole con progetti specifici

C’è un luogo, più di ogni altro, dove è possibile provare a cambiare la società: la scuola. È una responsabilità che il mondo educativo si assume ogni giorno, spesso in silenzio. Ma quando la cronaca squarcia il velo con episodi drammatici, come la lite tra due giovani avvenuta sabato scorso in centro, che ha spedito un ragazzo in terapia intensiva e un altro, adolescente, davanti a un’accusa di tentato omicidio, allora il silenzio si rompe. E ci si interroga. Non basta stigmatizzare: serve capire, intervenire, prevenire. È qui che la scuola si trasforma nel primo avamposto contro il disagio giovanile.

"Al Marconi - spiega il preside Paolo Cipriani - abbiamo strutturato un team antibullismo con una procedura chiara, visibile già nella pagina principale del sito scolastico". Uno sportello online dove studenti, famiglie e insegnanti possono segnalare situazioni critiche. "Ci sono state otto prese in carico, tutte risolte". I metodi adottati dalla scuola sono stati diversi: in alcuni casi gli studenti sono stati sospesi, in altri hanno svolto esperienze di volontariato alla mensa dei poveri. "Serve un’educazione alla responsabilità", aggiunge Cipriani. La prevenzione passa anche dalla cultura. "Lavoriamo sul tema dell’affettività, anche in collaborazione con il Centro Pecci - continua il dirigente –. Coinvolgeremo una sessuologa dell’Università di Firenze per lavorare nelle classi. Proporremo un ciclo sulla violenza contro le donne, mettendo in discussione il ruolo del maschio di oggi".

Anche al Datini, la dirigente Francesca Zannoni punta sulla prevenzione: "Abbiamo attivato uno sportello di ascolto con uno psicologo presente a scuola, che riceve i ragazzi in modo anonimo e riservato. È molto utilizzato: a volte serve anche solo per un problema con la fidanzatina. Da lì può partire una presa in carico, un invio ai servizi, il coinvolgimento dei genitori. È un servizio che funziona e genera fiducia". Il lavoro entra anche nelle classi, "su richiesta degli insegnanti, per affrontare dinamiche relazionali o situazioni complesse".

Il Datini ha inoltre attivato un progetto contro la violenza di genere, in collaborazione con la cooperativa La Nara, rivolto alle classi degli studenti più grandi, "per parlare di affettività, stereotipi, relazioni, a partire da quello che emerge spontaneamente dai ragazzi". E nelle prime invece si lavora su bullismo e cyberbullismo con psicologi e criminologi, "attraverso laboratori partecipati". Un lavoro enorme portato avanti senza grandi risorse pubbliche e molto con il contributo volontario delle famiglie. Un grande sforzo, che il Datini affronta con convinzione: "Questi progetti vanno mantenuti e sostenuti con entusiasmo. Il benessere viene prima di tutto".

Dai più piccoli arriva un’altra voce: quella di Maria Battiato, dirigente dell’Istituto Gandhi, che comprende infanzia, primaria e medie. "Lavoriamo molto sull’accoglienza della diversità fin dalla scuola dell’infanzia, con giornate come quella della gentilezza o dei calzini spaiati. Perché siamo tutti diversi, e va bene così". Ma non sempre è facile. "Ci troviamo a scontrarci con genitori che non condividono il sistema di valori della scuola e protestano perché insegniamo ai bambini il rispetto e la convivenza - chiude Battiato -. È un problema culturale serio da non sottovalutare".

Silvia Bini