Ospitiamo l’intervento di Walter Bernardi sul momento che sta vivendo la città e sulle risorse che possono aiutare il territorio a risollevare storia e territorio.
E se fosse la cultura a salvare la città dalla sua crisi? Riscoprire le proprie radici storiche, tornare a valorizzare l’eredità storica dei grandi personaggi pratesi che hanno indicato alla città la via della rinascita nei momenti di crisi, questo è già avvenuto nel corso della storia. Gli esempi sono molti, ma ne faccio solo due: Francesco Datini dopo la pandemia del 1348, quando quasi metà della popolazione urbana era stata decimata dalla peste, vendette un campo e si trasferì ad Avignone; Curzio Malaparte dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale, quando Prato era solo un cumulo di rovine con le fabbriche e i macchinari tessili distrutti dai bombardamenti alleati e dai tedeschi, si mise a disposizione della città. Non dimentichiamo infatti che, nel maggio 1954, Malaparte era uscito dal suo ‘buen ritiro’ di Forte dei Marmi e si era candidato alle elezioni comunali di Prato, per mettere il proprio nome al servizio della città. Cosa si vuole di più da un intellettuale? Non fu capito? Poco male, ma aveva pienamente ragione il senatore Guido Bisori, quando il 19 luglio 1957 pronunciò il suo discorso commemorativo per Curzio.
E disse una frase che possiamo definire, ancor di più oggi, a ragione memorabile: disse che, se grazie ai suoi impannatori il nome di Prato sta già andando in giro per il mondo, ora, grazie ai libri di Malaparte, Prato non vendeva solo “pezze”, ma anche e soprattutto ‘idee’. Il lavoro e l’economia da soli non bastano per riprendere il cammino dello sviluppo e del benessere, Prato deve ricostruire la propria immagine e vendere emozioni insieme ai suoi prodotti, cioè in poche parole unire economia e cultura, chiamando a raccolta tutti quanti amano la città.
Walter BernardiPresidente associazione Curzio Malaparte, pratese nel mondo